Segnali negativi già in campionato

Ha origini relativamente lontane, la metà libera del bicchiere, quella che induce dunque a ulteriori perplessità, oltre a quelle emerse durante la lunga marcia di avvicinamento della Nazionale italiana al traguardo del Sudafrica. Chiaro che, soprattutto in un Paese arricchito dall'acume tattico di cinquanta milioni di selezionatori, le scelte siano comunque destinate a far discutere. Però non è facile condividere la sostanziale indifferenza di Marcello Lippi nei confronti delle indicazioni offerte dal campionato: dominato, è vero, da una squadra che, nata come Internazionale, di italiano non ha neanche il nome, però sarebbe stato giusto prendere in considerazione anche le risposte negative della stagione. Alla peggiore Juventus degli ultimi cinquant'anni è stato dedicato l'omaggio di sei convocazioni, eccessivo anche volendo accettare il debito di riconoscenza per gli eroi di Berlino, in terza linea figurano due giocatori, Criscito e Bocchetti, che hanno portato la difesa del loro Genoa al penultimo posto nella classifica stagionale. Da discutere, ancora, la renitenza a privilegiare la qualità, nessuno si diverte a invocare le rifiniture di Marchisio invece di quelle di Totti e Cassano, gli ultratrentenni dell'attacco non hanno, al tramonto della carriera, i lampi geniali del ventenne Balotelli. Non si può certo far carico al cittì dell'inatteso forfait di Pirlo, almeno per la fase iniziale, e dunque è giusto dar credito al centrocampo di una crescita qualitativa una volta recuperato il regista rossonero. Però i primi rimedi non sono stati felicissimi: Marchisio, per dirne una, preferito nel ruolo di incursore a quel Perrotta che in Germania aveva rappresentato una delle più felici scommesse di Lippi. Possibile che si decida, una volta recuperato Pirlo, di affidare proprio a Daniele De Rossi una posizione a ridosso delle punte: il romanista aggiunge, alla capacità di inserimento, grande facilità di tocco e tiro spesso devastante. Poca attenzione, forse, anche alla condizione fisica attuale, Camoranesi l'ombra del giocatore ammirato quattro anni fa, lo stesso Gilardino quasi sulle gambe, in panchina è rimasto Pazzini, vivacissimo anche nella fase finale della stagione. Poiché anche in difesa si può disporre di alternative interessanti (aspettando il rientro al momento non esprimibile in data del numero uno Buffon), soprattutto Maggio, soccorre infine una nota consolatoria: questa squadra potrà soltanto migliorare. Anche perché il vecchio stellone amico è tornato a brillare: l'immagine, quel pareggio all'ultimo tuffo dei neozelandesi, che almeno non ci obbliga a inseguire una Slovacchia capolista solitaria.