L'irresistibile ascesa della «leonessa»

Figliadi un capo ufficio della Atm, Azienda trasporti milanesi, e di un'ostetrica, la Schiavone scopre il tennis a Bornato, in Franciacorta, durante le vacanze estive. Comincia all'Accademia Inter, ma vista la facilità d'apprendimento, fa un provino al Tc Bonacossa. Barbara Rossi, ex top 100, non ha dubbi: Francesca ha un gran talento e si trasferisce nel circolo milanese. A 17 anni la Schiavone si sposta a Roma. Sui campi dell'Acqua Acetosa viene seguita dai tecnici della federazione, prende il diploma in ragioneria, poi si trasferisce a Jesi e assume un allenatore privato, Carlo Polidori. Ma soprattutto conosce il mental coach Parmigiani, al quale confida: «Voglio vincere il Roland Garros». Da lì a poco arrivano i primi grandi risultati: nel 2000 raggiunge la finale nel Wta di Tashkent, l'anno successivo i quarti nello Slam parigino. Centra i quarti agli Us Open 2003, tocca il top ranking (numero 11) nel gennaio 2006, vince la prima Fed Cup e sfata la maledizione delle (sette) finali perse a Bad Gastein. Poi vive un periodo di flessione, culminato con la sconfitta al primo turno del Roland Garros 2009 e la discesa al numero 50 al mondo. Per risalire si lega a Barazzutti, gioca benissimo a Wimbledon raggiungendo i quarti e vince la seconda Fed Cup. Il resto è storia recente: il trionfo a Parigi della «leonessa» vale un milione e 500 mila euro, ma soprattutto la sesta posizione mondiale. Dan. Pal.