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Lippi taglia Grosso

L'allenatore dell'Italia, Marcello Lippi

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Ora che Fabio Grosso non è più nel gruppo azzurro, la Coppa del mondo vinta quattro anni fa è davvero solo un ricordo. Non di meno, nel giorno delle sue scelte più dure e più emblematiche Marcello Lippi chiede un'apertura di credito: «Avverto scetticismo attorno alla nazionale: chiedo a tutti gli italiani e ai media di darci fiducia. Chi ha vinto il Mondiale e si è riconquistato un posto in Sudafrica ne ha diritto, e perchè no, la merita anche il commissario tecnico...», è l'appello dell'allenatore. Nè il gap dalle grandi favorite nè la mancanza di talenti puri, e neppure l'addio-bis a torneo finito indeboliscono la sicurezza di Lippi. Così, all'annuncio dei 28 giocatori da portare al Sestriere per la preparazione (dai 30 esce Candreva oltre a Grosso), fa riferimento al ciclo storico nazionale: «L'Italia come paese ha enormi qualità. Mai come ora si avverte la necessità di unità di intenti: allora a tutti dico, sintonizzatevi sulla nostra voglia di fare squadra. Lo scetticismo - conclude Lippi - deriva dalla convinzione che bastavano uno o due nomi qui assenti per colmare quel gap: e invece non è così». Se però il ct campione del mondo ha sentito il bisogno di un colpo di frusta - l'esclusione dell'uomo del rigore decisivo a Berlino - per risvegliare orgoglio e occhi di tigre dei suoi; e se si è preso «ancora dieci giorni» per sciogliere gli ultimi dubbi, un problema di fondo c'è. La sorta di reality azzurro che di qui al 1° giugno porterà ad altre cinque nomination e ad altrettante esclusioni non è certo sadismo o amore per il thrilling. «In questi due anni ho ricevuto simpatiche accuse di troppa riconoscenza, ma io l'avevo detto a tutti i miei giocatori: non avrò debiti, porterò tutti i ragazzi di Berlino nel cuore ma sceglierò con onestà intellettuale. Non avete idea di quanto mi è costato rinunciare a Grosso, ma in Sudafrica i nuovi rispetto a quattro anni fa saranno 14». Anche Camoranesi rischia il taglio. Questo ha detto l'esclusione di Grosso: sono tutti sotto esame. «Il paragone col 2006 non regge, ma è evidente che ho più dubbi oggi di un anno fa - ha spiegato Lippi - e che nel 2005 c'erano più punti fermi. Veniamo da due anni non esaltanti, alcuni negli ultimi mesi non mi hanno dato le risposte attese. Ma non per questo ci sentiamo inferiori a nessuno». Se lo dice lui...

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