Roma, tragedia greca

Europa addio... e tragedia greca! Atene vince lo scontro delle capitali e accede agli ottavi di finale dell'Europa League. «Facciamo vedere ai greci chi sono i romani» aveva tuonato Ranieri alla vigilia del match di andata, ma la profezia gli si è ritorta contro e i modesti gladiatori del Panathinaikos hanno fatto ballare il sirtaki ai giallorossi. 3-2 come nella gara d'andata, senza appello, senza replica. E come giovedì scorso ad Atene i greci, supportati da un pubblico meraviglioso, approfittano di un black-out giallorosso (secondo consecutivo e comunque storia già vista anche a Cagliari) per portare via gara e qualificazione. S'interrompe sulla casella numero quattordici la striscia positiva casalinga della Roma di Ranieri che prende una sportellata in pieno viso: quinta stagionale del tecnico, settima della squadra. Il vento è girato e il famoso fattore «c» che aveva determinato il cammino giallorosso finora, sembra aver abbandonato all'improvviso la Roma. Già, perchè stavolta a De Rossi & Co. non gliene è andata dritta una, complici anche le assenze pesanti di Julio Sergio, Pizarro e della coppia Totti-Toni seduta assieme in tribuna. Eppure era iniziato tutto nel migliore dei modi davanti all'Olimpico delle grandi occasioni. Cinquantamila spettatori, con almeno ottomila greci a dar spettacolo sotto il pendio di Monte Mario. Ci aveva pensato il solito Riise ad ammutolire i caldissimi ospiti e far esplodere lo stadio romanista con una punizione delle sue: sinistro spettacolare sporcato dalla difesa greca, che spizza il palo e s'infila alle spalle dell'incolpevole Tzorvas. Settimo gol stagionale del norvegese che già con il Fulham aveva realizzato la rete qualificazione. E la discesa per la Roma sembrava spianata, serena, c'era chi già faceva i conti sull'avversaria del prossimo turno. Ottavi di finale che la Roma non giocherà, per colpa di un ventenne nato in Albania da genitori greci e che, per uno scherzo del destino, tre anni fa fu offerto proprio al club giallorosso. Il piccolo Ninis in sei minuti devasta la Roma: su di lui De Rossi (40') commette il fallo da rigore (netto, ma complice l'ennesima dormita difensiva) che rimette in gioco il Panathinaikos. Poi (43') fa tutto da solo approfittando della dormita collettiva di Cassetti, Brighi e Mexes inchiodando l'altro sonnambulo della serata: Doni. E non è finita, perchè proprio dai piedi del giovane talento del Panathinaikos, aiutato dall'errore imbarazzante a centrocampo di Cerci, parte il taglio, meraviglioso, che lancia Cissè in porta per il 3-1 a primo tempo già scaduto, che chiuderà di fatto la partita. Inutile l'uscita dai pali di Doni trafitto per la terza volta. Da qui in avanti è un'altra partita la Roma ci prova perchè deve, ma mai con la convinzione giusta. Cerci sbaglia tutto quello che può e quando fa bene trova uno Tzvoras spettacolare, Vucinic si spegne col passare dei minuti anche perchè lì davanti ha tenuto in piedi la baracca praticamente da solo e De Rossi prova a metterci una pezza. Il suo gol al 67' riaccende la speranza della Roma che assalta all'arma bianca ma si attenua col passare dei minuti fino sotto i tre fischi dell'ottimo Paixao: ma la porta greca è stregata e i giallorossi rendono con gli interessi quello che la fortuna finora gli aveva concesso.   «Atene e Roma, noi siamo le capitali» recita lo striscione dei tifosi greci: vero, ma una sola andrà avanti e non è Roma. E per Ranieri & Co. domenica a Napoli altro esame da non sbagliare... il napoletano non è il greco, ma il segnale arrivato da Firenze è chiaro: anche in campionato sarà tutt'altro che una passeggiata.