Da Monti a Camoranesi

Fin da quando il calcio era in bianco e nero, e delle partite si leggevano i resoconti solo sui giornali, gli oriundi accendono il dibattito. La storia del calcio è piena di oriundi: fra i più famosi vanno ricordati i campioni del mondo Michele Andreolo (Uruguay), Enrico Guaita, Luisito Monti (Argentina), Raimundo Orsi, fino ad arrivare a Camoranesi, ai quali vanno aggiunti i nomi di Juan Alberto Schiaffino ed Alcide Ghiggia, che il titolo mondiale lo vinsero nel '50 con l'Uruguay. Stesso discorso per Josè Altafini a Svezia '58, con il Brasile. Fra gli oriundi più famosi vanno ricordati l'argentino Angelillo, tuttora detentore del record di gol segnati nei campionati a 18 squadre: ben 33 ('58/59), con la maglia dell'Inter; Renato Cesarini, dal quale prende il nome la zona omonima, che da sempre contraddistingue i gol negli ultimi istanti di gioco. Il brasiliano Dino da Costa infiammò la Roma giallorossa negli anni '50, gli argentini Pesaola e Puricelli diventarono buoni allenatori, dopo avere indossato le maglie delle più forti squadre italiane. Un altro argentino, Omar Sivori, non riuscì ad esprimere in Nazionale tutto il proprio talento, tanto da venir coinvolto nella fallimentare spedizione per la Rimet '62 in Cile, il cui attacco era formato prevalentemente da oriundi: oltre a Sivori (Juventus) ne facevano parte Maschio (Atalanta), Sormani (Mantova) ed Altafini (Milan), con l'aggiunta di Menichelli e Pascutti. Dopo anni di black-out, interrotto solo dall'italo-svizzero Roberto Di Matteo, oggi Camoranesi tiene alta la bandiera degli oriundi, nell'attesa di qualche new-entry.