Team, sponsor e circuiti Scatta la fuga dalla F1

Quello che poteva essere e non è stato. Il Gran Premio di Valencia ha racchiuso in un'ora e mezza di gara una stagione intera di Formula Uno. L'annuncio del ritorno alle corse di Schumi aveva fatto impennare la vendita dei biglietti, la marcia indietro del tedesco ha bloccato i botteghini a quota 70mila, ben lontano dal tutto esaurito fatto registrare l'anno prima sul circuito cittadino spagnolo. E cos'è stato il campionato 2009 se non la fiera delle promesse non mantenute?  Il kers doveva aumentare i sorpassi. Invece, esclusa la partenza, serve più a difendersi che ad attaccare. Le nuove regole miravano a un equilibrio maggiore. Invece, complice il pasticcio diffusori, dopo quattro gran premi si conosceva già il nome del campione del mondo. E pensare che l'anno scorso si era deciso tutto all'ultima curva dell'ultimo Gp... Risultato, audience televisiva in caduta libera, per non parlare del pubblico ai circuiti. A Istanbul c'erano talmente poche persone che Alonso, scherzando a fine weekend, disse che ormai le conosceva tutte per nome. «Bisogna pensare più allo show e meno alla politica», ha tuonato Briatore dopo il Gp d'Europa. Tradotto: bisogna portare la Formula 1 nei mercati asiatici, dove gli sponsor hanno più interessi a investire. Detta così sembra facile, ma ospitare un Gp costa, e non tutti sono disposti a sobbarcarsi una spesa del genere. Il governo indiano, ad esempio, ha fatto sapere che non metterà un soldo nell'organizzazione dell'eventuale gara, che potrebbe entrare in calendario nel 2011: «La Formula Uno non è sport e per il nostro Paese non rappresenta volano di sviluppo». Stesso destino per Donington. Ecclestone chiede agli organizzatori garanzie economiche che tardano ad arrivare. Torna in auge quindi l'opzione Silverstone, circuito storico scaricato troppo frettolosamente. E l'America? «Che errore abbandonare Indianapolis - ha accusato Briatore - gli Stati Uniti per noi sono un mercato importantissimo». Ma il problema non è solo di circuiti. La crisi tecnica del circus è venuta fuori proprio nell'anno in cui raggiungeva l'apice quella economica, con le case automobilistiche a tagliare da tutte le parti, cominciando proprio dal settore corse. Quest'anno se n'è andata la Honda, nel 2010 non ci sarà la Bmw, con Toyota e Renault in forte dubbio. Il sogno di vedere 26 monoposto al via è una chimera. Possibili soluzioni? Mosley voleva introdurre il tetto al budget, ma alla fine l'unico a essere tagliato è stato proprio lui. Ci sarebbe il libro bianco della Fota, l'associazione dei team. Che vorrebbe gare più corte in stile MotoGp e tre piloti per team. Un'idea che consentirebbe alla Ferrari di dispiegare meglio la propria potenza economica e arruolare in squadra personaggi in grado di rivitalizzare l'interesse nel circus. Schumacher, in primis, o Valentino Rossi. Sempre che il mondo delle due ruote voglia farsi sfuggire il pesarese, visto che anche le moto, con la griglia di partenza dimezzata dalla crisi di alcuni team, non se la passano bene. Tante idee, sulla carta. Sperando che almeno il 2010 non resti l'ennesimo anno delle promesse mancate.