E ora i giochi del 2020

Tante storie in questo mondiale di nuoto romano. Ma anche la consapevolezza che Roma ha superato a pieni voti una altro esame «organizzativo». Un successo che rilancia con autorità la candidatura per le Olimpiadi del 2020. In questi giorni abbiamo visto il sorriso d'oro di Federica Pellegrini, la generosità di Alessia Filippi che a Roma lotta, vince e sa anche riconoscere - quando non raggiunge l'oro - il valore di chi è più forte di lei. E poi il pubblico che saluta la rinascita di Michael Phelps. O adotta con commozione il brasiliano Cesar Cielo Filho, il più bravo nei 50 e 100 stile libero, quello delle lacrime irrefrenabili sul podio ascoltando l'inno del suo Paese. Ma le storie di questi 17 giorni di gare sono tante. E non parlano solo di successi. Dagli spalti di un Foro Italico gremito - siamo ad agosto e non se n'è accorto nessuno - gli applausi sportivi per tutti. Anche per chi, come la staffetta 4 x 200 femminile albanese, raggiunge la piastra d'arrivo in vasca con tre minuti di ritardo sulle prime. Prestazioni imbarazzanti, che hanno spinto i romani ad applaudire lo stesso, celebrando - come codice sportivo impone - anche chi arriva ultimo. Una dimostrazione di maturità e passione proprio a due passi dal grande stadio di calcio dove - certo non solo a Roma - i peggiori istinti arrivano dagli spalti. Una piccola grande magia. Quando di mezzo ci sono gli sport cosiddetti «minori», Roma trova passione, entusiasmo, spazio e tempo per partecipare. Con i volontari, che adesso si chiamano friends. Con le famiglie che vanno sugli spalti a vedere gli italiani, certo, ma non solo quelli. Il nuoto sincronizzato, la pallanuoto, i tuffi. E che dire dei bagnanti della domenica, quelli che a Ostia, magari solo all'ultimo, hanno scoperto che c'era lì, proprio dove tutti i week end ci si bagna in attesa di una nuova settimana di lavoro, la prova del mondiale di gran fondo. Una città presente, partecipante. E questa scommessa vinta dal comitato organizzatore è un vero e proprio rilancio. Battendo la concorrenza di un concerto rock da 50.000 spettatori - Bruce Springsteen il 19 luglio - reggendo all'impatto di una gara di Europa League improvvisata - il 30 luglio Roma-Gent, che doveva giocarsi il 6 agosto - il Foro Italico ha dimostrato di essere un quartiere dello sport perfetto, a tenuta di imprevisti. «Non ci siamo fatti mancare nulla - dice sorridendo il presidente di Roma 09 Giovanni Malagò - ma abbiamo dimostrato che in Italia si possono organizzare buone cose. Soprattutto sportive». Ed eccolo il rilancio immediato. Che passa attraverso le parole del sindaco Alemanno e l'appoggio incondizionato del presidente del Coni Petrucci: sognare una Olimpiade a Roma. Come fare? Semplice. Il 2 ottobre a Copenaghen il Cio è chiamato a scegliere la sede dei Giochi del 2016. In corsa Madrid, Tokyo, Chicago e Rio de Janeiro. Se a vincere non sarà la candidata europea, la ciclicità dei Giochi potrebbe garantire un ritorno nel Vecchio Continente per il 2020. Ed ecco che entra in ballo Roma. Che deve farsi trovare pronta, decisa, compatta. Con l'appoggio di tutti per non ripetere, come ricorda Petrucci, «gli errori del passato». Ricordate? Roma candidata per il 2004, ma con i Giochi invernali di Torino di mezzo. Un flop politico. Che favorì la candidatura riparatrice di Atene, dopo lo scippo «Made in Coca Cola» di Atlanta nell'edizione del centenario dei Giochi moderni. Così, forte degli errori del passato, ma con l'appoggio di tutto il Paese, Roma può giocarsi le sue carte. A che serve? Per chi non ha mai vissuto un'Olimpiade, basta chiederlo a chi ha partecipato, anche solo dagli spalti. Quel settembre del 1960, per tanti veterani dei Giochi, è stata una delle edizioni più belle di sempre. «Un bel progetto per le nuove generazioni», dice Malagò pensando alla sfida. Che al netto di sprechi e gestioni burocratiche, potrebbe riportare in alto il nome di Roma e dell'Italia in fatto di organizzazioni sportive e non solo. La città ha «retto» il Giubileo, il G8, la morte di un Papa come Wojtila o una finale di Champions League attesa con snobismo dagli inglesi e poi celebrata dai tabloid d'Oltremanica come esempio di organizzazione perfetta. Questa Roma saprebbe far bene anche per una festa come l'Olimpiade. L'atmosfera di questi mondiali di nuoto, moltiplicata per cento. Ecco perché viene da dire: in bocca al lupo Roma 2020.