L'impresa di Bartali e il mistero di quella telefonata...

LLSG,diventato ormai una sigla importante nel ciclismo, è un po' l'alter ego di Contador, a cui quest'anno ha rifilato una memorabile batosta alla Parigi-Nizza, corsa da Sánchez in maniera scoppiettante e remunerativa. E tra i tanti problemi (che poi in realtà sono uno solo: Armstrong) che Alberto si trova a fronteggiare in questo Tour, non gli mancava che vedersi ripiombare Luis a 2'10" di distanza nella generale. Profilo altimetrico deprimente, dicevamo: come definire altrimenti una tappa che vede tre salite pirenaiche da affrontare in serie, ma con ben 40 km dall'ultimo picco al traguardo? Un percorso-purga, visto che che spinge i corridori a digerire e poi dimenticare i propositi di attacco, visto l'ampio spazio che c'è per quelli all'inseguimento per recuperare. E quello di ieri non è niente in confronto a quello di oggi, che vedrà i miti Aspin e Tourmalet a metà tracciato, con 70 km di discesa e pianura dopo l'ultima vetta (diretta Rai2 dalle 12.35). Ci si chiede come mai gli organizzatori del Tour insistano a proporre simili tappe. La risposta è semplice: sono scemi. Nonostante tutto, in avvio uomini come Evans (il più convinto), Schleck, Martin e Wiggins hanno provato ad attaccare, ma la Astana ha controllato tutti, e lasciato andar via la fuga solo quando erano rimasti all'attacco ciclisti non vicinissimi in classifica. Spazio quindi per Astarloza, Casar, Efimkin e Sánchez, che hanno guadagnato fino a 4' e che si sono giocati il successo di giornata. Efimkin ha provato l'allungo ai 3 km, ma è stato ripreso ai 350 metri, e sul rettilineo finale Sánchez ha bruciato Casar bissando il successo al Tour di un anno fa (esattamente l'11 luglio come allora). Nocentini, staccato sul Col d'Agnes (terza salita di giornata), è poi riuscito a recuperare e ha salvato la maglia gialla, che conserva con 6" su Contador e 8" su Armstrong.