Il presidente brasiliano Lula sponsorizza la candidatura per i Giochi 2016: non è giusto vadano solo ai Paesi ricchi «A Rio le Olimpiadi dei giovani»

.Ma anche i giudizi tecnici su Felipe Melo, Elias, Amauri e Ronaldo. Perché per Luiz Inácio da Silva - presidente del Brasile e per il suo popolo semplicemente Lula - sarebbe stato praticamente impossibile non rispondere alle domande sul calcio, sua grande passione. Presidente, il 2 ottobre il Cio comunicherà la sede delle Olimpiadi 2016. Quante probabilità ci sono che Rio ce la faccia? «Beh, questo bisognerebbe chiederlo ai membri del Comitato olimpico. Ma credo che, tra tutte le volte in cui ci siamo candidati, questa è quella in cui abbiamo più chance». L'appoggio di Obama a Chicago però potrebbe aver complicato tutto. «Io credo che i Giochi Olimpici debbano essere il più universali possibile, perché vi partecipano anche i Paesi più poveri, e non è giusto che li ospitino solo i "ricchi". Gli Usa li hanno già avuti tre volte. L'Europa li avrà a Londra nel 2012, quindi Madrid mi sembra tagliata fuori. E anche il Giappone li ha già ospitati. Ora è venuto il momento del "debutto" del Sudamerica. E poi, aggiungo, Chicago non è più bella di Rio de Janeiro». Quali opportunità darebbero i Giochi al Brasile? «Noi siamo una Nazione in crescita. Entro il 2015 saremo, nella peggiore delle ipotesi, il quinto Paese più ricco del mondo. Le Olimpiadi possono dare un'ulteriore sferzata a questo sviluppo e l'opportunità a chi ha assistito a questo spettacolo solo in televisione di gustarselo da vicino. Siamo una Nazione di giovani, ed è soprattutto a loro che va dedicato questo evento». Non è spaventato dall'impegno economico? «Abbiamo già stanziato 304 miliardi di dollari per migliorare la mobilità. Altri progetti prenderanno corpo nel quadriennio 2011-15. Ricordo i Giochi in Messico del 1968. Noi, oggi, siamo molto più preparati». Intanto, nel 2014, ospiterete i Mondiali di calcio. «Sarà una grande festa. Sogno una finale tra Brasile e Italia, ma qui non dirò certo chi vince». A proposito di calcio, con una Nazione più ricca, diminuiranno anche i campioni che emigreranno all'estero? «È una diretta conseguenza. Ma io credo che giocare fuori dal Brasile serva anche per arricchirsi culturalmente, quindi è giusto che questa tendenza continui». Elias presto potrebbe arrivare in Italia, forse alla Lazio... «Lo so, e devo dire che hanno fatto una scelta molto saggia, perché è un talento straordinario. Ma da tifoso del Corinthians mi auguro che resti nella mia squadra». Anche la Juve sta diventando più brasiliana, con Felipe Melo e Diego. «Ne sono molto fiero. Non conoscevo Felipe Melo prima che Dunga lo convocasse in Nazionale, ma devo dire che è proprio il centrocampista che mancava al Brasile». Ma potreste perdere Amauri, che vuole giocare con l'Italia. «In attacco noi abbiamo Luis Fabiano, che è molto forte, quindi non biasimo Amauri. E poi c'è anche Ronaldo, che però deve prepararsi bene se vuole tornare in Nazionale. I giocatori non dovrebbero mai bere qualche birra di troppo, ma siamo tutti figli di Dio...». Leonardo al Milan. Che allenatore sarà? «Lui è un grosso personaggio, con una grande personalità. Sono convinto che farà bene, ma ha bisogno di una squadra che gli dia una mano».