Fia-Fota, continua il braccio di ferro

Passano le settimane, cambiano i Paesi e i circuiti, ma il mondo della Formula 1 è sempre in subbuglio. La lite tra Fia e Fota, che sta mettendo a rischio la sopravvivenza stessa dei Gran Premi, non accenna a ricomporsi. E anche adesso che i team sono impegnati a preparare la gara di Silverstone, ottava prova della stagione, il pensiero fisso resta alla politica e a quello che, senza un accordo tra le parti, potrà accadere il prossimo anno. L'ultima offerta del presidente della Fia Max Mosley, che in queste ore gli otto team della Fota stanno discutendo in una riunione al quartier generale della scuderia Renault di Enstone, è di alzare il budget cup - ma solo del prossimo anno - da 45 a 100 milioni di euro. Lo ha scritto lo stesso Mosley in una lettera inviata ieri ai team, in cui si dice pronto anche ad accettare un revisore dei conti esterno. È l'estremo tentativo di evitare una crisi che, con l'abbandono dei grandi costruttori, potrebbe portare alla creazione di un mondiale parallelo. Oggi scade infatti il termine imposto dal presidente della Fia, Max Mosley, alle cinque scuderie della Fota - McLaren, Bmw, Renault, Toyota e BrownGp - che devono ancora sciogliere la riserva sull'iscrizione al prossimo campionato. A loro vanno poi aggiunte Ferrari, Toro Rosso e Red Bull, che sono già iscritte, ma contro la loro volontà. E che continuano a minacciare, se Mosley and company non verranno a patti, di fare le valigie. Un'ipotesi concreta per gli stessi piloti: «Non parteciperò ad una Formula 1 con i piccoli team, meglio gareggiare da un'altra parte», è la convinzione ribadita ieri in Inghilterra da Fernando Alonso. Lo spagnolo della Renault, due volte campione del mondo, si schiera con la Fota. «Noi vogliamo competere con i migliori team del mondo, con la massima tecnologia, con i migliori piloti», è la sua filosofia. «Questa - aggiunge - è la Formula 1, per cui se dal prossimo anno tutto ciò non ne farà più parte, sicuramente ci sarà un'altra categoria con queste garanzie». Ad Enstone, in casa della Renault, i team principals delle otto scuderie ribelli stanno cercando di trovare l'accordo. Ma per il momento, salvo clamorosi colpi di scena, sembra difficile che accada.