Federico Lo Giudice f.logiudice@iltempo.it Rinnovamento o ...

Incalzato dalle punture di spillo inglesi («Campionato vecchio» attaccano da Oltremanica) e dall'evidente fallimento della spedizione olimpica under 21 (o quasi) di Casiraghi, il calcio italiano fa i conti con lo stato anagrafico della sua massima espressione, la serie A. E il bilancio resta ambiguo, perché mostra le due facce della stessa medaglia. Sintetizzando: i giovani ci sono, molti sono di chiara fama, ma giocano poco. I vecchi restano, e spesso giocano tanto. Alcuni rendono, altri no. In alcuni casi giovani di valore languono in panchina e rischiano di perdersi a causa di strategie societarie perlomeno discutibili, in altri il rinnovamento è frenato dalla sorprendente tenuta di vecchi lupi che perdono il pelo ma non il vizio e si guadagnano con i fatti un posto in prima squadra. Nel secondo caso l'esempio migliore è la Juventus, dove nessuno ha intenzione di appendere le scarpette al chiodo. Pavel Nedved (36 anni) e ancora pedina fondamentale nello scacchiere di Ranieri. E poi: Alessandro Del Piero, quasi 34 anni e un titolo di capocannoniere conquistato lo scorso anno a 33 anni davanti al suo compagno David Trezeguet (quasi 31). Dunque è comprensibilmente difficile per Ranieri lasciare spazio ai giovani che scalpitano in panchina. Che pure non mancano, a cominciare dal talentuoso Sebastian Giovinco, 1.63 metri di classe e talento concentrati. Come lui ce ne sono altri, a cominciare dal centrocampista Claudio Marchisio (22 anni). Ma con quale coraggio si possono mettere fuori Nedved o Camoranesi in questo momento? Un po' meno lucide appaiono certe scelte del Milan, almeno da un punto di vista tecnico e tattico. I rossoneri hanno a disposizione il 19enne Pato e il 26enne Borriello, esploso la scorsa stagione a suon di gol al Genoa. Passi per Ronaldinho, dove forse il rischio vale la candela, ma il 33enne Shevchenko? Considerando che in rosa c'è pure Inzaghi, che di anni ne ha 35. Nel frattempo, fiutata l'aria, Alberto Paloschi (18) è andato a farsi le ossa a Parma. E nella sempre più stagionata squadra rossonera, si continua a parlare della promessa Darmian come del centrale del futuro, ma alla fine in mezzo alla difesa continua a «comandare» Maldini. Nell'Inter mourinhana il 18enne Balotelli ha finito per avere sempre meno spazio, superato in corsia di sorpasso da Cruz (34) con la benedizione di capitan Zanetti (35). Il trend del campionato italiano del resto è questo e non lascia spazio a interpretazioni. Prendendo in esame le stagioni 1988-89, 1998-99 e 2008-09 l'età media delle rose della serie A è aumentata in maniera «preoccupante»: dai 26 anni e 3 mesi di vent'anni fa ai 26 anni e 9 mesi del '99 per arrivare all'impennata del campionato in corso dove l'età media tocca i 27 anni e 9 mesi. La rosa più vecchia a sorpresa non è quella del Milan (comunque secondo), ma quella del Bologna sulla cui panchina, curiosamente, siede l'allenatore più giovane del campionato, il 39enne Sinisa Mihajlovic: 30 anni e 1 mese l'età media dei giocatori a sua disposizione. Viaggia invece sui 29 anni e 10 mesi l'età media del Milan, con un record comunque difficilmente battibile: 15 giocatori sui 27 in rosa sono over 30. Al contrario il premio primavera va all'Udinese, a suo modo un esempio da seguire. Pasquale Marino ha a disposizione 26 giocatori di cui solo 3 hanno varcato la soglia dei 30 anni: il terzo portiere Belardi; Sala, che è una riserva; Totò Di Natale, capitano e unico titolare over 30. I restanti 23 sono tutti della generazione anni Ottanta. Altra di curiosità, solo in sette squadre su 20 è un portiere il più vecchio della rosa: Bologna, Chievo, Genoa, Inter, Juventus, Napoli e Palermo, ma soltanto Antonioli e Iezzo sono titolari. Oggi insomma, fenomeno Maldini a parte, i 34 anni fanno sembrare i Del Piero e gli Amoruso quasi dei ragazzini al cospetto dei vecchioni di un tempo. A dimostrazione che il gerovital funziona in campo come il viagra nelle alcove.