Il trasformista: Spalletti torna a vincere

 Il cerchio si è chiuso esattamente nel punto in cui si era aperto quel 16 settembre scorso all'Olimpico contro i romeni di Trombetta. E il successo nettissimo portato via dalle langhe di Dracula dal gruppo giallorosso, non ha solo inciso pesantemente sulla classifica del Gruppo A di Champions che ora la Roma conduce davanti al Chelsea, ma anche ridato stimoli al gruppo in chiave campionato. Domenica all'Olimpico c'è una sfida fondamentale per il cammino della Roma che con un successo potrebbe tornare a dire la sua anche dentro i confini nazionali. Il tutto grazie a una condizione ritrovata, ma anche alla capacità di Spalletti di cambiare la squadra a seconda delle esigenze e delle situazioni. Una volta stabilito (e la crisi di inizio stagione lo aveva palesato fin troppo) che la squadra era diventata prevedibile e che le scelte di mercato, alle quali vanno aggiunti una serie infinita di infortuni, condizionavano la manovra sulle fasce esterne della Roma, è arrivato il cambiamento. Forse un po' tardivo, giusto ricordarlo, ma di quelli che fanno la differenza. Non uno spostamento di una pedina da una parte all'altra, ma una vera e propria rivoluzione che gli uomini di Spalletti hanno dimostrato di saper assimilare in tempi ragionevolmente brevi. Ecco allora che, in una partita delicatissima come il derby della capitale, il tecnico giallorosso ha giocato il tutto per tutto «inventando» il rombo di centrocampo: modulo che aveva già abbozzato qualche volta, ma che non aveva fin lì mai utilizzato con decisione e costanza. E l'esperimento ha dato frutti immediati: non solo per il successo contro i «cugini» biancocelesti, ma soprattutto perché lì la Roma si è sbloccata. E da quel momento in avanti le cose sono andate sempre meglio ritrovando gioco, voglia e stimoli e una unità d'intenti che sembrava essersi smarrita. Quindi la gara contro il Cluj che ha sancito di fatto la chiusura di un ciclo e riaperto la vita ai giallorossi. Qui Spalletti è andato anche oltre, cambiando nuovamente modulo senza però stravolgere la rosa degli attori protagonisti. Difficile infatti togliere dal campo un Brighi in queste condizioni, così come difficile fare a meno lì davanti di un Baptista che sembra aver ritrovato la grinta che aveva portato al suo soprannome: la Bestia. Insomma un momento nel quale alla Roma gira tutto per il verso giusto e forse la cosa va a braccetto con la ritrovata serenità di un tecnico che forse per un momento aveva pensato ad altro. Assieme al sorrisone di Spalletti (che qualche volte soffre della sindrome dell'accerchiamento), anche il resto del gruppo è tornato a sorridere e a credere in un progetto che aveva portato la Roma a un soffio dallo scudetto. perché se a una squadra così, togli la voglia di divertirsi, di stare insieme e di stupire, forse le togli anche l'anima. Cosa che hanno ben interpretato anche i tifosi romanisti: pazzeschi quelli piombati al Radulescu di Cluj, alcuni dei quali hanno esultato a torso nudo: matti veri. Ma tutti comunque tornati a casa a mattina fatta senza voce, con la Roma nel cuore e con un sorriso a tuttidenti stampato sulla. Il nuovo slogan? È «yeeeah», più che un grido, un nunzio...