Meledizione Roma

E come se non bastasse tutto quello che è successo alla Roma quest'anno tra «scippi» di mercato, infortuni, alluvioni e squalifiche varie, alla vigilia della partita che può decidere la stagione (o comunque dare una bella boccata d'ossigeno a una squadra palesemente in crisi), si rompe anche De Rossi. Proprio lui, non solo «capitan futuro», ma anche l'unico che ha sempre lottato a testa alta diventando, in assenza di capitan Totti, il vero riferimento in campo del gruppo giallorosso. Unico a non aver mai abbassato la testa davanti alle asperità di una stagione fin qui da dimenticare. Succede nella mattinata uggiosa di Trigoria, prima ancora che l'allenamento vero abbia inizio. Il giochino «palla avvelenata» con le mani è di quelli che i giocatori fanno proprio per scaldarsi, tra una battuta scherzosa e l'altra, prima della seduta col pallone tra i piedi. De Rossi fa tutto da solo, scivola sul prato umido del Fulvio Bernardini e cade male di peso sul polso sinistro. L'urlo di dolore richiama rapidamente l'attenzione dei «colleghi» che non ci mettono molto a capire si tratti di una roba seria. Da lì alle lastre a Villa Stuart è un attimo, come la sentenza del referto radiografico: «Infrazione dello scafoide carpale con interessamento capsulo-ligamentoso limitrofo». In soldoni vuol dire che al giocatore verrà applicata una fasciatura particolare per consentirgli di poter affrontare il derby in programma domenica all'Olimpico, ma nulla o quasi si potrà fare per diminuire l'intensità del dolore («tanto») che lo ha costretto ieri a tornare a casa. Questa mattina, grazie proprio a un «braccialetto» protettivo il giocatore dovrebbe prender parte agli allenamenti, perché per lui romano doc, l'ipotesi di non poter giocare il derby, non è nemmeno da prendere in considerazione. «Fa molto male, ma domenica ci sarò» ha assicurato ai suoi tifosi prima di lasciare la clinica romana dove è andato con la sua Smart. Ma per uno come lui che fa della forza fisica e dell'impatto atletico nella gara una delle sue armi vincenti, giocare così sarà comunque una menomazione. Eppoi, ma questo ennesimo incidente di percorso non fa che aumentare le preoccupazioni di un ambiente messo ormai con le spalle al muro e nelle condizioni di non poter più sbagliare. Tra i tifosi poi la preoccupazione si mischia alla scaramanzia alla vigilia della partita comunque più attesa dell'anno e che torna ad avere i sapori «amari» di un tempo. La battuta tra i giallorossi ormai appare quasi scontata: «È l'anno della Lazio...».