Alessandro Austini a.austini@iltempo.it Il Bologna di ...

«Ci siamo sentite un paio di volte - racconta la Menarini - ma non abbiamo ancora avuto modo di approfondire la conoscenza. Mi piacerebbe ricevere dei consigli da lei che conosce meglio di me l'ambiente del calcio». Domani la Sensi non ci sarà, appuntamento rinviato alla prossima riunione in Lega. Come venite trattate voi donne dagli uomini del pallone? «Nel mondo delle costruzioni sono stata abituata a lavorare con gli uomini, quindi non ho trovato difficoltà ad inserirmi. Per una donna, poter esprimere le proprie capacità in un mondo tipicamente maschile come quello del calcio, deve essere uno stimolo. Anche settori che fino a poco fa erano di assoluto dominio maschile oggi sono frequentati da donne che occupano posizioni di rilevanza: basti pensare a Confindustria». E i giocatori la rispettano? «Apparentemente sì. Quando c'è bisogno di interventi duri, come accaduto dopo l'indecente debacle di Cagliari, so essere dura con loro». Perché ha scelto di affidare la squadra a Mihajlovic? «È stata una decisione unanime della società. Finora non ha mai allenato una prima squadra, ma è anche vero che per due anni ha lavorato al fianco di un grandissimo tecnico come Mancini e ha avuto l'opportunità di allenare nella realtà importante dell'Inter». Ma questo Bologna è in grado di reagire? «Mihajlovic si trova di fronte a venticinque ragazzi con il morale sotto le scarpe, però lui è in grado di ridare fiducia alla squadra». Un pareggio con la Roma le basta? «Vogliamo vincere la partita, anche perché gli unici successi che abbiamo ottenuto in campionato sono arrivati contro due grandi squadre: Milan e Lazio. Ma è chiaro che un risultato positivo sarebbe comunque ben accetto».