Il metodo-Brunetta per risolvere i problemi di Trigoria

Mio nonno, il più ebreo di tutti i Lehner - pareva uscito pari pari dalle foto antisemite della «Difesa della Razza» o di «Tevere» - era laziale sfegatato, cosicché i figli per tigna e, forse, per movimentare le domeniche in casa, divennero romanisti. Nonno, facendo stizzire i figlioli, spiegava la sua lazialità col fatto ch'era, come tutti gli ebrei del ghetto, antico romano, ergo non poteva che stare dalla parte della prima squadra fondata nella capitale. Allora il tifo non era violento, semmai innervato di pasquinate, vedi il nonno che, quando la Lazio vinceva il derby, metteva in scena delle commedie plautine in tanti atti, quanti erano i gol segnati dai biancoazzurri. Altri tempi: era la stagione dei calciatori affezionati alla maglia, per la quale davano il fritto e pure l'umido. Mi sovviene, a mo' d'intermittenza del cuore, il difensore Losi, che, in una sfortunata partita col Milan, giocò sino alla fine con la testa fasciata e sempre sanguinante, visto che continuava imperterrito a spazzare l'area di rigore a capocciate. Altri tempi, dunque, quando la sera, dopo il derby, mio padre Mario e il lazialissimo Mario Ludovici, amici per la pelle e squattrinati, a chiusura delle discussioni su Bredesen e l'arbitro cornuto, conducevano le famiglie alla birreria Peroni, in via Fabio Massimo, traversa di Via Cola di Rienzo, locale proletario, dove si potevano consumare rigatoni e broccoletti portati da casa. Era la Roma semplice, l'Urbe sparita; ora, servono regole congrue alla nuova più astuta temperie. Dato che giocatori e allenatori vanno dove li porta il portafogli, è ovvio che bisogna punzonarli lì. Penso al disastro Roma, ma il discorso vale per tutti. Mi pare deleterio mettere in discussione Spalletti, al quale, invece, ribadendogli fiducia, bisognerebbe trattenere una cifra intorno ai 50 mila euro a sconfitta o 100 mila a figuraccia. Certo, per la campagna acquisti di quest'anno, qualcuno andrebbe proprio spedito a far cicoria insieme al sedicente cultore Rutelli. Intanto, andiamo avanti con le decurtazioni all'allenatore - vedrà meglio la partita - e ai calciatori, ai quali andrebbero detratti da 30 mila a 100 mila euro a partita persa, a seconda dell'entità dell'ingaggio. La norma potrebbe estendersi anche ai giornalisti sportivi, che, nel precampionato, spararono profezie dementi sulle sorti magnifiche e progressive della A.S. Roma, la quale, al momento, deve pensare a rimanere in serie A. È tempo di applicare anche nel football la norma-Brunetta contro i fannulloni, regola ben giustificata in una società, per la quale il presidente Sensi si svenò, dissolvendo parte del patrimonio di famiglia. Del resto, esistendo il premio-partita, la simmetria dice che dovrebbe esistere anche il suo contrario. Forza Presidenti, ingaggiate subito il giusto Bellum Fannullonicum, liberatevi dalla taccia di ricchi scemi e recuperate un po' dei soldi buttati al vento!