Una pista-cartolina che piace solo alle televisioni

Massa potrebbe addirittura scavare un abisso fra sé e il rivale avvalendosi della protezione di Kimi Raikkonen, che - terzo - al momento del via avrà buone probabilità di scavalcare l'inglese - secondo - perché partirà dal lato giusto della griglia, quello pulito e con più grip. Ma quella di Singapore non sarà una gara normale. E non perché si corra in notturna, vista l'eccellente illuminazione, ma perché il circuito realizzato sulle strade della città-stato asiatica è quanto di più insulso e pericoloso si sia visto in F1 dai tempi in cui il povero Clay Ragazzoni, su un tracciato con le stesse caratteristiche, si frantumò la spina dorsale contro un muro di Long Beach. Alla faccia di un quarto di secolo di battaglie in nome della sicurezza dei piloti, i 5 km d'asfalto metropolitano della pista sono infatti pieni di gobbe e delimitati da muretti di cemento senza alcuna via di fuga. Magari nessuno si farà male, visto che nel frattempo le monoposto sono diventate indistruttibili. Ma è altamente probabile che ci siano comunque incidenti su incidenti, e che ciò provochi - anche per via dell'inefficienza degli inesperti commissari locali e del limitato numero di gru per il recupero delle macchine incidentate - il ripetuto ingresso della safety car. E allora addio vantaggio ferrarista! È uno dei paradossi della F1 moderna, che la gestione Ecclestone mira giustamente a rendere più spettacolare ma che insegue tale obiettivo nella maniera sbagliata, esaltando gli aspetti di comunicazione ai danni di quelli tecnico-sportivi. Ogni inquadratura televisiva che ci giunge da Singapore è una maxi-cartolina illustrata che ci lascia senza fiato per la sua bellezza. Ma la pista sembra fatta apposta per trasformare il Gran premio, nella migliore delle ipotesi, in una roulette russa.