Palermo choc, via Colantuono

Neanche 24 ore dopo aver riconfermato una fiducia a tempo a Stefano Colantuno, l'imprevedibile numero uno rosanero ha deciso di cacciarlo per non lasciarsi sfuggire il suo nuovo pupillo Davide Ballardini, corteggiato dal West Ham. Deve essere stata una nottata travagliata quella di Zamparini se, come ammette lui stesso, ha preso questa decisione da solo, scavalcando anche il ds Sabatini. «È casa mia e decido io», ha detto ieri ai giornalisti che lo ascoltavano stupefatti; erano giunti al «Barbera» per la presentazione del neo-acquisto Davide Succi, prelevato dal Ravenna, e invece da Ravenna è arrivato un nuovo allenatore. Davide Ballardini, protagonista di un'incredibile salvezza a Cagliari l'anno scorso, è abituato ai presidenti «esigenti»: preso, esonerato e poi richiamato da Cellino, arriva a Palermo con un contratto annuale e la consapevolezza di dover fare i conti con un «mangia-allenatori», come si è definito lo stesso Zamparini. «Una costante nella mia carriera è che dove sono stato ad allenare mi hanno sempre richiamato», ha precisato con invidiabile ironia il nuovo tecnico rosanero. Per lui è troppo presto, ovviamente, per parlare di obiettivi: «Voglio prima lavorare con i miei giocatori» ha spiegato. Il destino di Colantuono, al secondo esonero in rosanero, sembrava già segnato dopo i deludenti risultati della scorsa stagione. Secondo molti, però, la sua panchina era stata salvata dallo strepitoso gol di Cassani che valse la vittoria contro la Juve: un sinistro da 30 metri di un destro al primo gol in carriera, praticamente un manifesto dell'imprevedibilità del calcio. E infatti le critiche principali alla gestione Zamparini sono legate proprio a questa mancanza di programmazione. Uno spirito naïf che il patron riassume così: «A Ballardini l'ho detto, il maggior ostacolo per lui al Palermo sono io. È una scommessa». Di scommessa in scommessa, Zamparini si è guadagnato la fama di dirigente umorale e irascibile. «È il presidente che mette i soldi e può fare quello che vuole», ha commentato ieri l'ex rosanero Luca Toni, uno che lo conosce bene. Prima del Colantuono bis, era già successo altre 26 volte che l'imprenditore friulano decidesse di cambiare la guida tecnica della sua squadra. Aveva cominciato a Venezia nella stagione '88-'89 cacciando Cerantola. Da quel momento, nella sua «lista della morte» sono entrati nomi eccellenti: da Zaccheroni a Spalletti, da Prandelli a Guidolin. Adesso la «patata bollente» chiamata Palermo tocca - chissà per quanto - a Ballardini.