Appello degli azzurri «Medaglie senza tasse non siamo calciatori»

Tra questi c'era l'americano Avery Brundage che prima di diventare presidente del CIO aveva provato a diventare un campione nel pentathlon. Senza grandi risultati però perché lo troviamo classificato sesto alle Olimpiadi di Stoccolma del 1912 in una gara vinta dal pellerossa americano James Thorpe, probabilmente uno dei più grandi atleti che siano mai esistiti. Fu Brundage ad opporsi alla restituzione delle due medaglie d'oro che Thorpe aveva vinto nel decathlon e nel pentathlon e che gli furono confiscate perché il giovanotto aveva giocato a baseball per pochi dollari. Solo molti anni dopo la sua morte, avvenuta nel 1953, Thorpe è stato riabilitato e le sue medaglie furono consegnate ai suoi figli. Il lungo preambolo serve a spiegare come lo sport abbia fatto molta strada. Le Olimpiadi hanno bisogno dell'eccellenza e questa la possono assicurare solo i professionisti che però hanno potuto ufficialmente partecipare solo a partire dal 1988, anche se avevano giustamente cominciato a guadagnare molto prima. Tuttavia questi guadagni sono più legati alla popolarità che alla difficoltà delle varie discipline. In altre parole non tutti gli atleti guadagnano nella stessa misura. Lo ha fatto notare Valentina Vezzali che poco dopo aver conquistato la sua sesta medaglia d'oro ha chiaramente detto che non è giusto che i compensi stabiliti dal Coni per i vincitori delle medaglie (140 mila euro per un oro, 75mila per un argento e 50 per il bronzo) siano tassati. Proprio la Vezzali, ma le hanno fatto eco altri atleti (Francesco D'Aniello, argento ieri nel piattello e Giulia Quintavalla, oro nel judo) sostenendo che non tutti gli sportivi guadagnano nella stessa misura. Calciatori e tennisti, tanto per fare qualche esempio, possono permettersi di venire ai Giochi in vacanza. La storia delle Olimpiadi è piena di eroi di un giorno, trascurati dalla critica e dalla pubblicità prima e dimenticati subito dopo. Chi si ricorda di Claudio Pollio, oro nella lotta libera a Mosca nel 1980, o di Norberto Oberburger, oro nel sollevamento pesi a Los Angeles nel 1984 ? Di esempi ne potrei fare molti. L'ultimo è Francesco D'Aniello che fino a qualche anno fa non aveva mai pensato di poter partecipare non dico alle Olimpiadi ma di fare dello sport la sua attività principale.