Luigi Salomone l.salomone@iltempo.it È sempre lui: ...

Intanto si gode il rientro in grande stile dopo il fallimento europeo di Donadoni. Lippi, riparte l'avventura con l'Italia. «Sono molto felice di riprendere da dove ho lasciato. Ho rifiutato tanti club e tante nazionali perché sentivo forte a voglia di riprendermi la mia squadra». Sono stati due anni persi per lei e per la nazionale? «Non me ne sarei mai andato, avevo costruito qualcosa di talmente bello. La decisione di lasciare fu comunicata in Germania all'allora capo delegazione (Abete, ndr) prima della partita con la Repubblica Ceca. Non ritenni in quel momento di poter continuare, a prescindere dal risultato: tutte le mie parole venivano strumentalizzate, ora invece è diverso, ci si può difendere. Il calcio italiano resta bello e dobbiamo vantarcene: d'altronde, quando si ha del formaggio con un pochino di muffa, basta toglierla senza buttare via tutto». E perché ora ha deciso di tornare? «Mi sentivo in debito con la federazione. Donadoni ha lavorato bene e nei suoi confronti ho sempre usato belle parole: ho avuto proposte interessanti, ho rinunciato ad allenare altre nazionali, e quando si sono avvicinati gli Europei ho sentito forte il desiderio di riprendere il posto lasciato». Qual è il suo obiettivo? «Non è detto che si possa vincere sempre e non dobbiamo farci trascinare dall'entusiasmo della Spagna, che ha meritato ma che, prima d'ora, con giocatori che avevano fatto esperienza internazionale coi club aveva vinto niente. Bisognerà usare il bilancino, miscelando il passato con il futuro. Credo ancora molto nel gruppo che ha vinto a Berlino, molti di quei giocatori possono dare ancora tanto all'Italia: e il mio non è un debito di riconoscenza». Come sarà la squadra del Lippi-bis? «Aggressiva, compatta e intraprendente come quella che ha vinto il Mondiale. Non penso alla Spagna, piuttosto al Manchester dove Rooney e Ronaldo si sono sacrificati e poi sono stati decisivi in attacco. È fondamentale ricreare il gruppo che vinto in Germania». I sondaggi dicono che i tifosi non sono molto felici del suo ritorno? «Dovunque sono andato, in questi due anni, ho avuto la sensazione che la gente la pensi diversamente». Pensa di essere imborghesito dalla lunga pausa? «Ho solo due chili in più. Ho una grande voglia di rivivere le sensazioni di Berlino». Nesta e Totti rientreranno? «Bisogna rispettare la volontà di due grandi giocatori che tanto hanno dato alla maglia azzurra, per infortuni e passione. Non ho intenzione di prendere in considerazione un loro ritorno, nè tantomeno li chiamerò per chiedere un ripensamento: a chiunque però dovesse trovarsi in futuro nella loro situazione, suggerisco di non abbandonare mai la maglia azzurra ma di rinunciare momentaneamente» Me se cambiassero idea loro? «Se arrivasse una telefonata ne parlerei col diretto interessato». Gattuso avrà spazio? «È uno di quelli su cui punto». Cassano? «Tutti i giocatori da 16 a 40 anni mi interessano». E il suo staff? «Ho letto che avevo già firmato un contratto e che la federazione avrebbe dovuto pagare una penale. Ho chiesto carta bianca se per questo si intende il desiderio di lavorare con le persone con cui ho lavorato in passato. Ci saranno i soliti: Pezzotti, il dottor Castellacci oltre a Ferrari (Juve), Gaudino (Inter) e Vito Scala (Roma) che staranno con i loro club ma verranno con noi quando ce ne sarà bisogno. In più ci sarà Peruzzi che nei prossimi mesi entrerà in Federazione: è una persona straordinaria». Si occuperà anche delle altre nazionali? «Come due anni fa gestirò tutte le squadre. Parlerò molto con Casiraghi e gli altri, fino all'under 15. A proposito in bocca al lupo alla nostra Olimpica: li andrò a trovare a Coverciano tra qualche giorno». Obiettivo mondiali del 2010. «Prima qualifichiamoci, poi puntiamo a rivivere un'altra Berlino».