Luigi Salomone l.salomone@iltrempo.it Tutto scritto: ora ...

Ci siamo, il cambio della guardia certifica la fine dell'era-Donadoni e l'inizio del Lippi-Bis. Da Viareggio le prime telegrafiche parole in attesa della conferenza stampa di insediamento prevista per martedì prossimo a Roma: «Sono molto, molto, molto felice. E sono molto motivato. Alla prossima settimana». Gli obiettivi sono importanti e il tecnico è pronto a ripartire con grandi ambizioni. A Berlino mentre accarezzava quella coppa sudata sul campo insieme con i suoi ragazzi si era lasciato scappare «non so quanti allenatori siano riusciti a fare quello che ho fatto io, a diventare campione d'Europa e del Mondo con un club, e poi campione del Mondo con una Nazionale». Nella notte di Berlino, Marcello Lippi finalmente se lo era detto da solo: nessuno come me. In un mondo di star, in cui un Mourinho passa per vate assoluto, è infatti il tecnico toscano quello che vanta il curriculum più vincente: 1 mondiale, 5 scudetti, 1 Champions League, 1 Coppa Intercontinentale, 1 Supercoppa europea, 1 Coppa Italia, 4 supercoppe di Lega. Una designazione annunciata, un coro unanime di consensi, soprattutto dei tifosi che avevano potuto rivivere grazie a lui la vittoria di un mondiale 24 anni dopo il trionfo di Madrid del 1982. Il bilancio fantastico gli è valso un'altra possibilità in azzurro così come era accaduto a Vittorio Pozzo (il tecnico che ci aveva regalato i mondiali del '34 e del '38). E al cittì non dispiace affatto questo paragone illustre perché, bissare il successo di Berlino, lo inserirebbe di diritto tra gli «immortali» semmai già non ci sia entrato con il trionfo di Berlino. Mercoledì il preliminare con il segretario della Figc Vladovich per mettere a punto gli ultimi dettagli, per concordare lo staff. Poi l'annuncio della federazione a pochi minuti dall'uscita di Donadoni da via Allegri quasi tutti avessero un grande voglia di chiudere un capitolo. Peraltro, è noto, che la scelta di prendere l'ex allenatore di Genoa e Livorso sia stata di Guido Rossi e non di Abete che ha avuto un buon rapporto con Donadoni ma non l'ha mai considerato l'ideale per guidare una nazionale campione del mondo. Tant'è, ora c'è Lippi che ha firmato un contratto biennale a cifre più alte del precedente accordo, ma non stratosferiche: l'ingaggio dovrebbe aggirarsi su un milione e 400 mila euro netti a stagione. L'accordo è stato siglato mercoledì pomeriggio perché il presidente della Figc non voleva presentarsi all'incontro risolutivo con Donadoni senza avere avere la certezza che Lippi si sarebbe riseduto sulla panchina che era stata sua per due anni fino all'apoteosi mondiale. Dunque, Abete pagherà tanti soldi ma gli italiani vogliono vincere e, allora, è giusto affidarsi a chi del successo ha fatto uno stile di vita.