Alessandro Austini a.austini@iltempo.it Una vittoria a ...

«È vero - dice il tecnico - può essere definita la partita della verità. Nel senso che se uscisse vincente l'Inter, sarebbe un problema parlare di tentativo di agguantarla. Noi abbiamo l'imposizione di vincere, solo così riusciremmo ad essere il club che ha creato disturbo alla loro supremazia. Ma per farlo dovremo disputare una grande partita». La storia recente dice che la Roma a San Siro riesce a dare il meglio di sé: i due trofei targati Spalletti sono arrivati in quello stadio. «Anche stavolta dobbiamo tentare di vincere - prosegue il tecnico - è sempre possibile farlo, contro chiunque». Inutile nasconderlo: in una settimana i giallorossi si giocano la stagione. Oggi passa l'ultimo treno per lo scudetto, mercoledì prossimo a Madrid c'è in ballo il futuro in Champions. «Le prossime partite vorranno dire molto anche se non bisogna dimenticare cosa si è fatto in passato. Sono gare fondamentali per i numeri e la nostra squadra può disputarle bene. Alcuni si sono riposati e negli ultimi allenamenti abbiamo rimesso a posto qualcosa che non andava». Per esempio quel nervosismo esploso nella rissa tra Panucci e Aquilani prima di Roma-Real o nel recente malumore di Totti. «Ultimamente è stato messo in dubbio il mio impegno professionale e la cosa più deprimente è che lo ha fatto qualcuno all'interno della società e che la domenica occupa la tribune nobili allo stadio» lo sfogo del capitano lunedì. Spalletti si mostra sorpreso. «Soprattutto nell'ultimo periodo Francesco mi è sembrato stimolato e attento. I "riportini"? In questo ambiente sarà sempre così, spesso chi sta fuori Trigoria sa più cose di me. Totti si è sempre allenato con continuità, ha smesso di giocare con la Nazionale perché poteva fermarsi anche con la Roma, lui è perfetto e ora raccoglierà i frutti delle ultime settimane di lavoro». Spalletti invia un messaggio alla società sui rinnovi, «Doni, Ferrari, Aquilani, De Rossi e Mancini? Mi servono tutti e cinque» e diventa incisivo quando si parla di arbitri e delle polemiche scatenate dalla Juve. «A forza di abbaiare si toglie serenità ai "fischietti". Da qui in avanti i tesserati non dovrebbero parlare. Gli errori si sono sempre visti, c'è anche chi ha subito conseguenze a livello di classifica. Il nostro è un campionato difficile. Quando sento parlare di prendere arbitri stranieri non sono d'accordo, i nostri sono i più bravi di tutti». E la Juve sembra essere più brava della Roma nel sollevare insurrezioni popolari dopo ogni torto. «Ho detto a Bruno Conti di andare a fare l'opinionista a Sky, così così vediamo se ci dà una mano - conclude l'allenatore giallorosso - per avere qualche consenso». Un'idea niente male.