Il nome è sbagliato ma la via è quella giusta

Poggia sui due pilastri fondamentali della cultura della palla ovale. Riconoscimento dell'avversario e Rispetto. Bene. Anche se non si chiama «Terzo Tempo», come hanno scritto molti, che è invece la festa dopo la partita in cui si beve e si mangia insieme e regala un senso alla battaglia sul campo. Che non rimanga un'iniziativa isolata sull'onda dell'emozione dinanzi alla morte di Emanuela Prandelli e di Gabriele Sandri, che serva a riflettere e spinga ad accettare nuove regole, valori fondanti. A leggere gli striscioni del Cibali e ad ascoltare gli slogan degli Ultrà siciliani si direbbe un'impresa disperata. Addirittura assurde le titubanze del Consiglio di Lega nel concedere il permesso all'iniziativa, si fa fatica a credere che le cose possano cambiare.