di FABRIZIO MARCHETTI IL BOMBER affila le armi.

Sedici centri senza calci di rigore, bottino da killer dell'area, roba da far invidia anche agli squadroni del Nord. Rocchi è l'espressione più fulgida del centravanti moderno, si è guadagnato l'azzurro a suon di prodezze, diventando uno dei simboli della Lazio che sogna la Champions. L'ultima diapositiva del 2006 racconta di gol e assist nella vittoriosa campagna di Parma, sublime sintesi delle sue riconosciute doti. Il resto, l'oggi e il domani, vive in una interminabile catena di ambiziosi propositi. Che anno si lascia alle spalle? «Positivo nel complesso. Mi sono migliorato a livello di record personale, relativo ai gol segnati, e la squadra ha centrato l'Uefa dopo un grande girone di ritorno. Nel campionato in corso abbiamo iniziato a marciare bene. Certo, nel corso dell'anno, qualche ombra c'è stata». Si riferisce a Calciopoli? «Sì, ci hanno tolto l'Europa, abbiamo rischiato la retrocessione e passato un'estate d'inferno con tanto di penalizzazione iniziale da dover affrontare psicologicamente». Però dopo è arrivata la chiamata di Donadoni. «A livello professionale la convocazione in azzurro rappresenta un punto di arrivo che voglio consolidare. Penso sempre a migliorarmi, non mi cullo sugli allori». L'obiettivo del 2007? «Dobbiamo ottenere il massimo. Ora mi sento al top, è il mio momento. A livello psicofisico credo di aver raggiunto la giusta maturità, posso dare tanto. E la Lazio ora sta crescendo, ha iniziato a prendere consapevolezza dei propri mezzi». Uefa o Champions? «L'obiettivo è la Coppa Uefa, che sarebbe comunque un grande traguardo. Per la Champions dobbiamo considerare che il Milan può rientrare e sarà dura ma non ci tiriamo indietro. Ci piace sognare». Rocchi ormai è laziale al 100%? «Sì, certo. Tanto che mi piacerebbe chiudere la carriera in biancoceleste». Quindi è pronto a trattare l'eventuale prolungamento? «L'attuale intesa scade a giugno 2009 ma l'idea è quella di sedermi con la dirigenza a fine stagione per parlare del progetto futuro. Spero che i miei programmi rispecchino l'ambizione della società e non ho motivo di credere che sia diversamente, perché c'è fiducia reciproca». Che la Lazio si aspetta nel futuro? «Una grande squadra, per crescere non può essere altrimenti. Siamo a un passo dalla svolta positiva, possiamo fare il grande salto». Il Milan però insidia Oddo. «Mi dispiacerebbe se Massimo partisse. Spero che la squadra si rinforzi, così perderemmo un grande giocatore». Con Di Canio si sente ancora? «Certo. Paolo è un amico, mi ha trasmesso la lazialità. Con gli sms riesce a caricarmi in modo incredibile. La sua perdita è stata un duro colpo, una delle parentesi più dure del 2006, anche se ci frequentiamo fuori dal campo». Prima del derby cosa le ha scritto? «Mi ha mandato un messaggio speciale: "Spero che gli dei ti siano propizi". Da brividi». E la vittoria contro la Roma che sapore ha avuto? «Incredibile. Sul 2-0 ho pensato che se avessi segnato sarei andato sotto la Curva a fare il "tre" nel ricordo di Paolo. L'ho fatto lo stesso, perché la rete di Mutarelli è partita da un mio assist per Mauri. Il 3-0 contro i cugini è sicuramente tra i ricordi più belli dell'anno». Quella notte la squadra festeggiò il trionfo sotto la Curva. Vi pesa la mancanza di tifo della Nord? «Tanto, abbiamo bisogno di loro, spero che si sistemi questa situazione. Capisco il momento della Curva per i ragazzi in carcere, non è facile. Noi dobbiamo scendere in campo e dare il massimo ma abbiamo un cuore, sappiamo quanto sia dura per loro. Siamo solidali». Il sogno nel cassetto? «Ce l'ho ma lo lascio lì. Spero di tirarlo fuori...». L'arrivo di Camilla cosa le ha regalato? «Tanta gioia e grande equilibrio. È uno spettacolo, come mia moglie Martina: ecco Camilla da grande la immagino bella come la mamma. Sono un papà felice». E un bomber insaziabile. Che grande vuole far diventare la Lazio.