L'eroe del meno nove

A poco più di un anno dalla scomparsa dell'indimenticato «Bomber dei -9», la gente si commuove nel ricordare l'idolo legato ai fantastici momenti che permisero alla Lazio targata 86/87, di rinviare di qualche giorno ed alla fine scacciare una volta per tutte, l'incubo della retrocessione in Serie C. Di quella squadra memorabile, non poteva mancare il tecnico Fascetti, che visibilmente emozionato, si è lasciato andare ad uno speciale ricordo di quell'anno:«"Partimmo da Gubbio, inizialmente eravamo un gruppo di matti ma poi diventò una stagione bellissima e riuscimmo a fare una grande impresa. Il mio ricordo di Giuliano resta la corsa sotto la curva a sei minuti dalla fine». Un momento vissuto dai 10 mila dell'Olimpico, grazie allo scorrere sui teleschermi delle immagini di quell'incredibile Lazio-Vicenza del 21 giugno 1987, quando Fiorini, più lesto di tutti si girò a centro area e con la punta del piede riuscì a battere un insuperabile Del Bianco (portiere avversario) permettendo ai biancocelesti di approdare agli spareggi di Napoli. Poi quella corsa sotto la Nord, il pianto ininterrotto del ragazzone bolognese, che tutti ricordano con enorme affetto, non solo per la generosità del calciatore, quanto per l'immensa semplicità dell'uomo. Di quella stagione faceva parte anche Gregucci. «Conservo moltissime emozioni - rivela l'ex difensore - di quei momenti e ricordo perfettamente quella domenica. Lo stadio era stracolmo, non eravamo undici in campo, sembravamo 70 mila. Una squadra dagli alti valori umani». Stessi pensieri da parte di Piscedda e Brunetti che hanno ribadito di aver vissuto «Una stagione ricca di sensazioni bellissime». Come nell'86, anche l'attuale Lazio partirà con una forte penalizzazione e questa volta sarà Delio Rossi a tentare la stessa impresa. «Mi auguro - ha dichiarato l'allenatore riminese - di entrare nella storia come Fascetti e spero che la mia squadra venga ricordata allo stesso modo». Il ricordo di Fiorini si conclude con una poesia che recita «C'è un popolo che piange un angelo, perché non crede che sia vero».