L'amnistia divide i Poli

E adesso? Ruperto viene chiamato a presiedere il Tribunale sportivo che deve decidere sullo scandalo calciopoli. Ma, più che un giudice, il presidente della Caf sembra quel vecchio parroco impegnato a non far azzuffare i ragazzini dell'oratorio che litigano per uno sgambetto di troppo. Processo farsa, avvocati che chiedono il rispetto delle regole e il rispetto dei diritti e delle garanzie della difesa, giornali che sparano a zero. Al punto che il vecchio uomo di diritto non ce la fa più e sbotta. «Qui nessuno strozza la difesa», tuona Ruperto rivolgendosi ai legali di società e tesserati. «Si parla e si parla troppo anche all'esterno - prosegue il presidente del Tribunale - Qui tutti mettono becco, dicendo che addirittura viene compressa la difesa. Cerco di non leggere i giornali, ma a volte è inevitabile e le cose filtrano comunque». Ruperto torna magistrato requirente e fa la sua arringa, difendendo la serietà del processo sportivo: «Ogni procedimento ha la sua fisionomia. C'è quello penale, quello religioso e c'è anche quello sportivo. Noi cercheremo nei limiti connessi al giudizio sportivo di arrivare il più possibile all'accertamento della verità». Poi Ruperto incalza il legale di Innocenzo Mazzini: «Mi dica, si è forse sentito meno libero nel suo discorso di quanto non lo sia nei tribunali o nelle corti che frequenta?» Il tutto in una giornata già di per sé convulsa. Il calcio non è solo uno sport, è politica, è economia, è parte integrante della nostra società. Come potevano le Istituzioni restar fuori dal giudizio dell'Olimpico. Non potevano. E ora s'azzuffano. Pietra dello scandalo, il Guardasigilli Clemente Mastella, che, preso dal raptus dell'amnistia - aveva auspicato il provvedimento di clemenza per risolvere l'emergenza che attanaglia i penitenziari - ipotizza indulgenza anche per il mondo del calcio. Apriti cielo. Fausto Bertinotti, terza carica dello Stato, cade dal suo scranno a Montecitorio, dove mercoledì verrà ascoltato Guido Rossi nell'ambito dell'indagine conoscitiva sul mondo del calcio. «Non capisco perché la grande gioia per una vittoria dell'Italia ai Mondiali dovrebbe cancellare fenomeni gravi di corruzione che hanno investito il calcio e che costituiscono un elemento anche di riflessione profonda sul costume del Paese». «Non credo - prosegue Bertinotti - che la vittoria auspicata possa essere un colpo di spugna su queste gravi responsabilità». Il presidente della Camera dalla sua faretra tira fuori un dardo che va a colpire dritto dritto il ministro di Grazia e Giustizia: «Amnistia e indulto sono due parole grosse e impegnative, vanno usate per il senso che esse esprimono». Parole sante. Anche se Bertinotti non ricorda quel che accadde nel 1982. La vittoria al Mundial spagnolo costituì la panacea per i mali del calcio. I frutti le vediamo ancor oggi. Fatto sta che la proposta di Mastella spacca i Poli. Ad essa sarebbero favorevoli Rotondi (Dc) e Giro (FI). Contrari Melandri (ministro dello Sport), Cento (Verdi), La Russa (An) e Migliore (Prc). La verità è nel mezzo: a che servono i processi se non si riscrivono le regole del gioco?Dan. Dim.