Il segretario degli arbitri otto ore sotto torchio

«È stato un lungo confronto - si è limitato a dire il responsabile della Segreteria della Can - ma ci siamo fermati all'ora di pranzo per mangiare». Il colloquio è iniziato di prima mattina, intorno alle otto e trenta, ed è andato avanti fino a metà pomeriggio. Il primo personaggio chimato a raccontare la sua verità si è presentato davanti al capo dell'Ufficio Indagini senza difensori: non ha proferito parola su quanto riferito agli inquirenti che da oggi inizieranno ad ascoltare gli arbitri. Nell'agenda del generale Pappa sono segnati i nomi degli arbitri Bertini, Cassarà, Dattilo e degli assistenti Stagnoli e Saglietti. Appuntamento alle ore 9.30 per iniziare i colloqui nell'ufficio di via Po. Ieri, intanto, sono arrivate anche le dichiarazioni di un altro fischietto, Stefano Farina, che ha escluso qualsiasi tipo di coinvolgimento: «Se c'è qualcosa nel calcio di poco pulito - ha dichiarato il direttore di gara di Genova - è giusto fare pulizia, ma quel che posso dire è che sono stato tirato in ballo in una faccenda a cui sono del tutto estraneo. Sono convinto - ha concluso Farina - che anteporre il proprio interesse personale all'etica professionale sia una cosa contro le regole». L'indagine del generale Pappa è partita in sordina: sarà un crescendo «rossiniano», in attesa delle sentenze riguardanti le due indagini portate avanti dalla Procura di Roma e di Napoli. Il capo dell'ufficio Indagini dovrà attendere la conclusione delle inchieste della magistratura ordinaria prima di convocare alla sbarra i personaggi coinvolti in tali procedimenti giudiziari. È probabile che prima di iniziare i risconti odierni il genrale Pappa possa incontrare in Procura i magistrati romani che stanno portando avanti l'inchiesta capitolina. Intanto il presidente dell'Aia Lanese si è mosso in difesa dei fischietti: «Gli arbitri svolgono la loro attività con lealtà sportiva, osservando i principi di imparzialità ed indipendenza di giudizio. Non posso certo accettare in silenzio i processi sommari a carico di alcuni colleghi per il solo fatto di essere citati in conversazioni telefoniche di altri in assenza di qualsiasi prova di una loro colpevolezza: gli arbitri italiani meritano fiducia e rispetto».