Bisogna evitare inutili rischi per Francesco

Il capitano era in campo: non da solo, non impegnato in esercizi di pura rieducazione, ma in mezzo ai compagni a giocare la sua prima partitella, a due mesi scarsi da quel tremendo impatto della sua caviglia con il piede di Vanigli. Sono convinto che la sensazione più diffusa sia stata di imbarazzato timore, un entusiasmo logico ma da tenere dentro, magari per comprensibile scaramanzia, e invece la voglia di gridare al capitano di stare attento, di evitare qualsiasi rischio. Palpitazioni a ogni contatto del piede sinistro con il pallone, renitenza perfino a seguire le immagini passo passo, quasi una cosa da non credere. Sarà anche una favola, questo recupero in anticipo su tutte le previsioni più ottimistiche, ma tutti hanno il dovere di crederci, a cominciare proprio da Francesco che ha dimostrato, nella gestione del suo gravissimo infortunio, una professionalità straordinaria, infliggendosi i più duri sacrifici, pur di tornare utile alla Nazionale in Germania, ma soprattutto alla sua Roma impegnata in un finale di campionato difficilissimo, per non parlare della doppia finale di Coppa Italia. Proprio questo secondo fronte potrebbe vedere il ritorno del capitano all'agonismo, ma naturalmente è auspicabile che la situazione venga gestita con il massimo della cautela per non compromettere il buon lavoro svolto finora. Però già si è potuto verificare come lo staff medico abbia finora pianificato e sviluppato il recupero nel migliore dei modi. Mentre è comprensibile l'esultanza, non si può cancellare il risvolto malinconico della vicenda: come non domandarsi a che punto sarebbe ora la Roma se Spalletti avesse potuto incastonare nel suo fantastico mosaico la perla più splendente, l'uomo in più.