Film horror e Nutella le passioni della Fontana, la quindicenne

Ma la gara delle pattuglie militari, «mamma» del biathlon, compariva nel programma come prova soltanto dimostrativa. La prima medaglia d'oro ufficiale fu quindi conquistata nel 1948 a Saint Moritz, Svizzera, quando i Giochi ripresero dopo la guerra. Fu anche la prima medaglia in assoluto e la conquistò un italiano della Valtellina: Nino Bibbia aveva ventiquattro anni, era bravo nella discesa e nel salto, faceva anche bob e skeleton. Praticamente si autoselezionò per il bob, dove non combinò nulla, e per lo skeleton, dove vinse con 1"4 di vantaggio sullo statunitense John Heaton. Da allora a oggi, altre 99 medaglie: l'ultima, la numero cento, mercoledì sera grazie allo short track femminile, staffetta sui 3000 metri. Quattro ragazze scatenate: Marta Capurso (torinese, classe 1980), Arianna Fontana (di Sondrio, 16 anni da compiere il 14 aprile: la più giovane medaglia vinta ai Giochi invernali da un azzurro), Katia Zini (classe 1981, di Sondalo) e la cugina Mara Zini (1979, Bormio). Quest'ultima, come promesso e una volta vinta la medaglia, si è tagliata la coda ai capelli per scommessa. Il giorno dopo, quasi lamentandosi per il fatto di non avere ricevuto telefonate da persone importanti ma solo dalla mamma e dagli amici stretti, il personaggio che più incuriosisce è la baby Arianna Fontana. Un cucciolo biondo con gli occhi chiari dalla doppia personalità. Le compagne la descrivono come «tosta e giustamente cattiva in pista», l'allenatore ne parla come di «un talento straordinario ma molto difficile da gestire, da tenere a bada anche nella dieta perché è golosa». Lei, inizialmente di poche parole, pian piano si scioglie e non replica a nulla scuotendo la testa. «Tutto vero», conferma con un filo di voce. Emozionata per essere diventata la più giovane medagliata di sempre dello sport invernale italiano? «Non più di tanto, ma sono contenta». Ci mancherebbe altro, baby. Tipa particolare, figlia di Renato, elettricista che lavora in Svizzera, e di mamma Luisa che, quando è festa, cucina pasta al forno per tutto il paese e per il resto della settimana si sciroppa 150 km al giorno per accompagnare la bimba ad allenarsi. «Papà mi seguirebbe ovunque, sarebbe venuto anche in Cina. Mamma invece mi lascia più libertà. Io sto bene anche lontano da casa, ma tornarci fa sempre piacere». Hobby? «La scuola, a dire la verità. Quest'anno ci sono andata più o meno tre settimane. Vado male in latino, ma vorrei iscrivermi a Giurisprudenza». Una contraddizione dietro l'altra, la forza degli opposti che si attraggono. Passioni? «I dolci e i film horror. La mia serata ideale è proprio quella: divano, barattolo di Nutella al mio fianco e «Il silenzio degli innocenti» da guardare per la millesima volta». Ascolta musica rap e punk. Ha un fidanzatino che è venuto anche a trovarla durante i Giochi e con il quale ha avuto pure da discutere: al collo porta un ciondolo a forma di cuore che lui le ha regalato qualche mese fa. Tutto e il contrario di tutto: ecco cosa pare essere Arianna Fontana. Che ovviamente punta dritta a Vancouver 2010 mentre un paio delle sue compagne sono quasi certe di smettere. Domani, però, ci saranno i mille metri e lei punta a entrare in finale: cattiva, veloce, aggressiva, con tanto da imparare e ogni tanto il vizio di esagerare. Come tutti i fuoriclasse.