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di DOMENICO LATAGLIATA TORINO — L'uomo del giorno è sempre lui, Zlatan Ibrahimovic.

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Ieri, vigilia della partita odierna contro un Udinese che potrebbe addirittura ripresentare Iaquinta, Capello si è coccolato il suo gigante: «Ribadisco che secondo me non andavano espulsi né lui né Dacourt. Io sono per un calcio tecnico ma anche fisico, non si può pensare che questo sia uno sport dove i contatti non avvengono o non sono ammessi: non può accadere che uno, appena toccato, cada per terra e urli dal dolore quando non si è fatto nulla. Sono sceneggiate antisportive che non fanno bene al calcio». Ibra assolto su tutta la linea, allora: «Certo che sì. Lui è grande, grosso e veloce: è normale che ogni tanto un difensore ci vada addosso e ci rimbalzi, ma anche questo è il bello del calcio. Dopo di che, quando ha sbagliato, è stato ripreso e nessuno si è mai nascosto dietro falsi moralismi: questo però non è accaduto all'Olimpico». Oggi lo svedesone sarà regolarmente in campo: la tracheite non c'è più, in compenso la voglia di tornare al gol è, se possibile, aumentata ancora. Per la cronaca, il numero nove bianconero non segna da fine novembre, guarda caso all'Olimpico contro la Roma. Chi al suo fianco? Considerata la difficoltà della partita, probabilmente Trezeguet, con Del Piero in panca e pronto a giocare l'ultima mezzora. Del resto, si sta entrando nella settimana che potrebbe decidere il campionato: mercoledì arriverà a Torino il Parma, domenica andrà in scena un'Inter-Juve da brividi. «Ma io non mi aspetto proprio di chiudere il campionato adesso, la strada è ancora davvero troppo lunga», ha detto Capello cercando di convincere per primo se stesso. In realtà, siamo di fronte allo snodo cruciale della lotta tricolore: se tra dieci giorni la Juve avrà ancora gli attuali otto punti di margine sui nerazzurri, non si vede davvero come possa poi perderli tutti quanti. In quanto all'Inter, contro il Chievo si affiderà ad Adriano e Cruz, con Burdisso vice-Favalli e il solito Figo a destra. Partita non facile nemmeno questa, ma con una differenza rispetto a quella che aspetta la Juve: i nerazzurri hanno l'obbligo di vincere, i bianconeri (con Giannichedda al posto dello squalificato Vieira) l'animo sereno.

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