dall'inviato TIZIANO CARMELLINI TORINO — La domanda è lecita.

Ma non solo, perché probabilmente il rammarico maggiore del tecnico toscano è proprio quello di non esser riuscito ad umiliare fino in fondo la corazzata bianconera ritenuta fin qui inaffondabile che invece, contro la sua proletaria, ha mostrato di imbarca acqua da tutte le parti. La Roma al Delle Alpi ha tenuto in mano la gara, mollando solo nel finale complice forse un'insolita sensazione di appagamento: sensazione alla quale i giallorossi non sono più abituati. È un momento meraviglioso per questa squadra, ma soprattutto per questo gruppo che riesce, senza colpo ferire, a fare a meno di un tale di nome Totti. È il concetto del tutti devono saper far tutto, un sistema di gioco che Spalletti (ci ha messo un po' a dire il vero...), è riuscito ad inculcare ai suoi. Chiunque entra in campo riesce a dare il meglio, a giocare con disinvoltura, a dare il meglio di se. Non solo il talento ritrovato di gente come Mancini o Taddei, ma anche la dinamicità di giocatori dati per esauriti come Tommasi e in parte anche Dacourt. Eppoi l'inserimento di giovani che entrano e combattono ad armi pari con rivali che fino a qualche settimana prima avevano visto solo in foto: magari attaccati alle pareti della loro cameretta. Il sedicenne Okaka, seppur ancora acerbo, dimostra di avere un futuro per il quale però bisognerà aspettare anche una maturazione psico-fisica. Ma c'è anche chi, come Greco o Rosi, è in grado di entrare e dare un contributo pari a quello di un titolare. Giovedì sera in Coppa Italia, seppur contro la Juve 2, Rosi ha messo in campo sagacia tattica, intelligenza e anche quella dote di spregiudicatezza tipica dei giovani: bello il tacco smarcante per Perrotta. Già, Perrotta uno per il quale bisognerebbe spendere un capitolo a parte. Messo in disparte la scorsa stagione, ha faticato a ritrovare la condizione migliore e adesso è uno degli insostituibili del gruppo di Spalletti. A Torino ha voluto esagerare regalando ai 214 tifosi romanisti congelati in tribuna (anche su di loro andrebbe fatto un paragrafo in maiuscoletto), addirittura un cucchiaio alla Totti: uno spettacolo vero, roba da svegliarsi la notte nel sonno. Il capitano la «sua» Roma stavolta l'ha vista da casa e s'è divertito. Pelè lo aveva elogiato, definendolo il più forte giocatore al mondo e Totti replica all'ex fenomeno brasiliano. «Le parole di Pelè valgono più di un pallone d'oro. Ringrazio Ò'Rei per le sue parole che mi hanno fatto un immenso piacere. Dette da lui che è la storia del calcio valgono più di un Pallone d'Oro». Già, il Pallone d'Oro al quale il capitano ha formalmente rinunciato decidendo di legarsi a vita alla «sua» Roma. Scelte di vita e già domani contro il Livorno Totti si riprenderà la Roma. Il capitano per la partita che potrebbe lanciare i giallorossi all'inseguimento della Fiorentina contro l'avversario diretto per il quinto posto vuole esserci. La caviglia fa ancora male ma lo staff tecnico è ottimista. Dubbi invece per Panucci uscito dolorante dallo scontro con la Juventus: anche per lui si tratta di caviglia. Spalletti potrebbe decidere di non rischiarlo e risparmiare la sua esperienza per il ritorno con i bianconeri in programma mercoledì sera all'Olimpico. Ieri il difensore giallorosso ha elogiato l'operato del tecnico, ha svelato di sperare in una convocazione azzurra e ammesso qualcosa su Cassano. «Ho cambiato tanti allenatori in carriera ma Spalletti, di sicuro, è uno dei migliori che abbia mai incontrato, mi sta insegnando moltissimo. La nazionale? Se dovessi continuare a giocare bene, spero che di essere chiamato, ma non sono uno abituato a chiedere niente a nessuno e, allora, se Lippi