Nemmeno i soldi per pagare Mexes

Per il trasferimento del gioiellino barese, che è stato irresponsabilmente deprezzato, alla corte di Florentino Perez, mancherebbe qualche piccolo dettaglio di ordine economico, nel senso che la Roma, in un attimo di tardivo pentimento, tenterebbe di strappare una contropartita nell'ordine dei sette milioni di euro. Per qualcuno alle prese con i problemi della quotidiana spesa al supermercato sarebbe sempre una bella cifra, per una società che a suo tempo ha investito circa sessanta miliardi di vecchie lire per far partire da Bari una giovanissima promessa, sono poco più che spiccioli. A conti fatti, sarebbero i soldi necessari alla Roma per pagarsi il lusso di avere preso Mexes a parametro zero: presunto, per altro, viste le conseguenze che il trasferimento del biondo francese a Roma ha provocato una serie di catastrofi a catena, l'ultima delle quali il blocco del mercato in entrata a gennaio: come se il contenzioso riguardasse un fuoriclasse conteso dall'intera élite del calcio internazionale. In realtà, Cassano non ha mai rappresentato un problema dal punto di vista tecnico, le difficoltà erano tutte di ordine caratteriale, difficoltà che la serie di titolari della panchina romanista hanno espresso la ferma volontà di risolvere una volta per tutte, senza un apprezzabile risultato. In tutta la vicenda, non ha brillato per tempestività la dirigenza romanista, che la questione avrebbe potuto, ma soprattutto dovuto, affrontare con largo anticipo, prima cioè che ci si avvicinasse troppo a quella scadenza di contratto che avrebbe rappresentato una partenza senza contropartita. E che volete che sia, per una società che nel rispetto di identica scuola di pensiero aveva perduto per strada gente come Cafù, come Zebina, come Lima? Voci di confronto suggeriscono, per altro, che questa sarà l'unica migrazione invernale, visto che Spalletti non vuole privarsi di Chivu e che per Mancini si attenderà la sessione estiva per decidere di mantenerlo in organico o cedere alle lusinghe, che non mancano. Via Cassano, dunque, e almeno nelle intenzioni qualche problema di spogliatoio in meno, una mezza tragedia per quella parte del tifo che aveva trovato comodo scaricare sul ragazzo barese tutto il suo malcontento per una stagione sognata in più ambiziosa dimensione. Però Spalletti non può rallegrarsi più di tanto, dovendo fare i conti con preoccupanti carenze in fase offensiva, carenze che neanche la genialità e l'adattabilità di Totti possono far dimenticare del tutto. Di arrivi si potrà riparlare a giugno, sempre che le casse della società tornino a una disponibilità sconosciuta in questo avvio di stagione. Ma del resto, per i romanisti, la speranza nell'estate di là da venire è ormai quasi un rituale.