Vertice al Fulvio Bernardini Per Pradè e Conti incontro chiarificatore con la squadra

In questa stagione, ma non solo. Perché alle prossime gare, a cominciare da quella di coppa Uefa di domani con il Basilea, è legato anche il futuro societario, appeso a un filo aspettando il progetto. Il provvedimento punitivo deciso domenica sera da Rosella Sensi negli spogliatoi dell'Olimpico non ha risparmiato nessuno. E poco conta se molti giocatori hanno accettato la decisione controvoglia. Ieri davanti al piazzale Dino Viola, la squadra ha trovato solo indifferenza. Nessuna contestazione organizzata, ma un silenzio che sapeva molto di disinteresse, se non di abbandono. Se allo stadio c'erano poco più di ottomila paganti (di cui poco meno della metà palermitani), davanti ai cancelli del «Fulvio Bernardini» ce n'erano otto. Un distacco direttamente proporzionale alle delusioni che il pubblico riceve da un anno e mezzo a questa parte. Aldilà dell'utilità effettiva del provvedimento, c'è comunque il tentativo di ripartire e uscire dall'occhio del ciclone della seconda crisi di una stagione iniziata da appena tre mesi e mezzo. Luciano Spalletti è preoccupato, lo ha detto senza mezzi termini due giorni fa. Le partite con Basilea e Sampdoria potrebbero segnare anche il suo, di futuro. C'è chi parla di possibili propositi di dimissioni in caso di fallimento. Un'ipotesi che appare lontana, ma non proprio remota. La società continua a confermare la fiducia nell'allenatore di Certaldo. Anche se Spalletti per ora ha fatto peggio di Del Neri, anche se la sua Roma decima in classifica continua a deludere e a non esprimere un'idea precisa di gioco. In questo contesto di tensione e nervi scoperti, la gara con gli svizzeri del Basilea ha assunto già i contorni a tinte fosche dell'ultima spiaggia. I confronti di queste ore tra tecnico e gruppo sono stati all'impronta della chiarezza. Anche Pradè e Conti hanno tenuto a rapporto i giocatori, cercando di capire i motivi del rendimento a dir poco scadente dell'ultimo mese. Si è discusso dei cosiddetti «atteggiamenti», dei comportamenti non idonei cui proprio Spalletti ha fatto riferimento dopo la debacle interna (la quarta in otto gare) maturata con il Palermo. «In ogni settore del campo siamo stati inferiori, così non si può andare avanti». Il tecnico ha dato vita a questi faccia a faccia, singoli e collettivi, per capire chi ha ancor motivazioni e volontà di restare nella Capitale. Un giro di consultazioni molto politico, poi prenderà la sue decisioni, non risparmiando eventuali esclusioni eccellenti. Forse partendo proprio dall'attacco, il reparto che più lo tiene in apprensione. Totti è immalinconito tra problemi fisici e il disappunto per un presente mediocre e il futuro che non promette nulla di buono. Montella si è infortunato, è volato in Svizzera per farsi operare alla schiena ma non riesce a tornare in condizione. Nonda entra ed esce di squadra e tra un mese saluterà la compagnia per volare in coppa d'Africa con la nazionale congolese. Poi c'è Antonio Cassano, la sua situazione è ormai cristallizzata da mesi in una frattura non più sanabile con l'attuale proprietà. Il barese vive ormai da tempo come un separato in casa. Il primo febbraio sarà libero di accordarsi con chiunque liberandosi a parametro zero ed è ormai virtualmente con le valigie in mano. Inter, Real Madrid e Juventus sono sulle sue tracce. Nell'ordine, i nerazzurri sembrano in prima fila, anche se ieri il presidente Moratti ha detto: «Per ora non lo stiamo trattando, la mia idea è quella di rimanere con l'organico attuale». Per ora, appunto, perché a gennaio tutto può accadere. La Roma dovrà insistere per alzare il più possibile la richiesta, per spingere gli acquirenti a sborsare un cifra più vicina possibile ai 7 milioni di euro che al momento nessuno sembra avvicinare. La rivoluzione inizierà con le cessioni. A giugno, più che a gennaio, perché non si può tesserare nessuno e la rosa è già molto ristretta per sopportare tagli nel mercato di riparazione