Azzurri, volare basso per evitare delusioni

La formazione mandata in campo a Ginevra dal tecnico viareggino è riuscita a dare, proprio agli sgoccioli, una continuità al boom-2005 della nostra Nazionale, dopo aver superato molte sofferenze sfiorando pure la fragorosa bocciatura. E adesso Lippi arriva alle conclusioni di un lavoro cominciato nell'ottobre 2004 contro la Bielorussia, quando quel 4 a 1 acquisito parve attenuare le polemiche subito determinate dal successore di Trapattoni in occasione dell'infausto debutto (due gol subiti) contro gli Islandesi a Reykjavik. All'epoca era un commissario tecnico ispido e scomodo, nemmeno troppo gradito nelle stanze federali causa una voglia prorompente di cambiare tutto e tutti. Situazione completamente ribaltata, vista la voglia matta di prolungargli il contratto fino al 2008, addirittura prima dell'avventura tedesca, dove cercheremo di riprodurre le lontane soddisfazioni di 23 anni fa. Tuttavia il commissario tecnico intende accantonare le trattative economiche che lo riguardano, quasi per scaramanzia, senza dimenticare che anche la spedizione italiana in Germania nel 1974 fu preceduta da un lungo e fuorviante periodo di imbattibilità. Bisogna allora toccare ferro, prima del riepilogo: 9 vittorie e 6 pareggi certificano comunque una costruzione via via migliorata e caratterizzata da alcune importanti intuizioni, culminate nell'abbinamento Toni-Gilardino con Totti trequartista. Questa Italia viaggia quasi come quella di Sacchi, 10 vittorie e 5 pareggi nel biennio 1991/93, ma con un trend di risultati diametralmente opposto a quello dell'ultima nazionale vincente, quella targata Bearzot, giunta in Spagna fra dissapori e incertezze. Contro la Costa d'Avorio, specchio della realtà del calcio africano che avanza, Lippi ha dato spazio alle seconde linee, valorizzando la presenza di ogni selezionato, compreso Oddo, che dava la sensazione di appartenere al ristretto gruppo degli esclusi non giustificati. Ne deriva il monitoraggio pressoché completo che volevamo, mentre il tempo stringe per Pippo Inzaghi, Tavano, Cassano e qualche altro pretendente azzurro lanciato in orbita dal campionato. Marcello Lippi ha le idee chiare perfino sui ricambi: Materazzi, Barzagli, Barone, Zaccardo, Oddo e Iaquinta sono alternative attendibili da incoraggiare e portare avanti, mentre sta perdendo quota il romanista De Rossi, che era partito alla grande nei progetti della nuova Italia. L'unica inadempienza attribuibile a Lippi riguarda Panucci, causa ruggini non cancellabili, nonostante i segnali di auspicato perdono lanciati dal difensore giallorosso. E in ogni caso si potrebbe anche rimediare all'errore commesso per ostinazione e per orgoglio, di certo un dettaglio che non guasta l'architettura realizzata grazie all'adattabilità di Zambrotta sulla corsia destra e di Grosso sul versante opposto. Consensi esagerati? Certo, il pericolo di prendere abbagli nel calcio esiste sempre, e non è facile conservare durevolmente intese tattiche e morali conquistate sul campo quasi come per incanto. Perché i Mondiali sono capziosi e prevale chi arriva a destinazione nelle migliori condizioni psicofisiche, magari scavalcando campioni decotti e improponibili. Sì, per una volta la parentesi della Nazionale regala sorrisi, perché rende moralmente ingiusta la dodicesima posizione che occupiamo nel ranking Fifa, e anche perché avvicina il valore di Pirlo e soci a quello delle sei sorelle contro le quali, sulla carta, ci si giocherà il Mondiale: Argentina, Brasile, Francia, Germania, Inghilterra e Olanda. Ma alla larga dall'immotivata vanità. Sentirsi fenomeni non paga, e sarà importante non trascu