DOPO IL KO CONTRO IL BAYERN

Fine della corsa. Meglio: uno stop alla corsa è arrivato. Una sberla presa in piena faccia: dolorosa, ma probabilmente senza conseguenze. Perché in Champions la truppa di Capello ha il passaggio del turno in tasca e perché in campionato viaggia ancora a punteggio pieno dopo sette giornate e domenica andrà a Lecce, campo tutt'altro che impossibile. Però è arrivato il primo stop della stagione e il clamore è stato tanto. Mica per altro: in pochi se lo aspettavano, ma soprattutto in pochi pensavano di vedere la Juve così messa sotto fisicamente. Lo hanno riconosciuto tutti, da Capello a Zambrotta, da Emerson a Ibrahimovic. Fino a Nedved: «Se non giochiamo con la cattiveria e la grinta che ci sono proprie, siamo una squadra come tante». Più o meno vero, dal momento che il tasso tecnico dei bianconeri resta superiore alla media. In Germania non ha funzionato nulla, dalla papera di Abbiati alle scelte di Capello, dalla precaria condizione fisica di qualche uomo all'assenza di altri. Con Vieira ko (tornerà per il Milan, pare), Don Fabio ha scelto di ignorare Del Piero presentando un Ibrahimovic lontano parente del giocatore di un paio di settimane fa: magari sarebbe andata male lo stesso, ma rimanere ancorati alle proprie idee può rivelarsi a volte controproducente e lo svedese - dopo la botta presa da Materazzi, la trasferta con la Nazionale e i 90' contro il Messina - non poteva essere al top così come l'acciaccato Trezeguet. Nulla di irrimediabile, come si è detto. Ma il primo campanello è suonato.