CLAUDIO TOTI

Sarà però un futuro a breve termine, vista l'intenzione, palesata più volte dal presidente in persona, di lasciare la guida della società. «Potrei restare come presidente onorario» ha tenuto a sottolineare il numero uno giallorosso nella sua ultima «uscita» pubblica. Già, ma il dopo-Sensi come sarà per la Roma? Non ha dubbi in merito Claudio Toti, imprenditore romano già presidente della Lottomatica Basket della capitale, che sottolinea una volta ancora la sua volontà di restar fuori dal progetto-Roma. Fin qui tutto più o meno noto, cose già dette, scritte e lette. Ma stavolta Toti spiega il perché del suo «no» a un'operazione che Capitalia ha sponsorizzato in ogni modo. L'istituto di credito, che assieme al presidente Sensi sta curando la ristrutturazione della holding di famiglia Italpetroli, ha provato più volte a mettere il futuro della Roma Calcio (controllata dalla stessa holding anche se non direttamente, ndr) nelle mani della famiglia Toti. «Ripeto, non siamo interessati a entrare nella Roma — ha ribadito ieri Claudio Toti — non lo siamo mai stati. Non rientra nei piani finanziari della nostra holding. Ciò non toglie che io sia un gran tifoso della squadra allenata da Capello. Mi piacerebbe, ma ci sono troppi problemi». Quindi Toti entra nel dettaglio. «Il deficit accumulato dalla società è ormai immodificabile — spiega l'imprenditore romano — e per poter risanare i bilanci c'è bisogno di un inevitabile ridimensionamento. Il che vuol dire vendere dei giocatori importanti e fare quello che si dovrebbe fare con qualsiasi altra società: ridimensionare e ripartire con un progetto di ricostruzione radicale che punti magari su qualche giovane talento, oppure punti sul vivaio». Insomma, un'operazione che preveda costi di gestione drasticamente più contenuti di quelli attuali. Già, ma ai tifosi chi lo dice? «Di certo non io, infatti questa operazione a Roma non si può fare. Ed è proprio per questo che non siamo intenzionati all'affare». Cosa per altro ribadita ieri anche da Francesco Gaetano Caltagirone, l'altro nome illustre che girava per la successione a Sensi. «Non mi interessa entrare in squadre di calcio, non sarei capace». Insomma alla Roma l'unica alternativa, se non si vuole parlare di un ridimensionamento radicale, è l'arrivo di qualcuno pronto a mettere dentro dei capitali veri. Potrebbe essere la Nafta Moskva che non ha mai tirato i remi in barca sull'affare-Roma e che continua a fare larghi giri attorno alla capitale, magari in attesa che la famosa ricapitalizzazione sia conclusa o ben avviata. Sui russi Toti ha una sua idea. «Io non ho mai creduto a quella storia e resto sulla mia linea di pensiero: non ci credo!».