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Totti: non mollo il tricolore e voglio il Pallone d'Oro

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Da casa Roma, il ritornello in questi giorni è sempre lo stesso: finchè la matematica non condanna, è un dovere crederci. Questo vale, ovviamente, per tutti, ma il numero dieci in particolare lo sente in una maniera diversa, più intesa. Sarà perché (a parte De Rossi), è l'unico romano de Roma in squadra, sarà perché è considerato alla stregua dell'ultima bandiera, saranno i sogni ambizioni di un ragazzo nato per giocare al calcio, ma Totti, da bravo capitano, ha deciso di suonare la carica ed in questo finale di campionato ha preso per mano la sua squadra. Una punizione capolavoro a Modena, un rigore ad oltre 120Km/h tirato nella porta di Peruzzi nel derby di mercoledì, azioni a non finire, assist, pali e traverse, tutto per poter dire: «ce l'abbiamo messa tutta», affinché nessuno, a fine torneo, possa affermare il contrario. Una cosa è certa, questo comportamento è segno di maturità e di crescita sia tecnica che umana. «Credo che a 27 anni un giocatore raggiunga la piena maturità fisica, tecnica e caratteriale», ha detto il ragazzo di Porta Metronia ai francesi dell'Equipe Magazine. E queste sue parole non sono altro la conferma del concetto espresso poco prima: una ribalta importante, contratti eccellenti, protagonista di spot pubblicitari insieme ad altri fenomeni del pallone. E se a questo si aggiunge il fatto che ogni occasione buona per fare della beneficenza, ebbene, tutto questo è servito a fargli scrollare di dosso, e stavolta per sempre, quell'antipatico soprannome di "pupone". «Posso dire che questo per me è un buon momento - ha continuato il numero dieci - perchè ho raggiunto l'equilibrio sia dal punto di vista del calciatore che dell'uomo». Giocare al calcio è il suo lavoro, fatto di sudore, lacrime e gioie, magari come quella di un gol al derby che è valsa un'esultanza particolare prendendo il posto di uno dei cameraman presenti solo perché «avevo voglia di guardare esultare la Curva Sud da quella posizione». Ed i tifosi lo amano anche per questo e fanno da scudo quando arriva qualche attacco. E la cosa è reciproca: «non permetto a nessuno di offendere i tifosi della Roma». E poi c'è la vicenda calcistica, la rincorsa al Milan, la voglia di farcela, di rimanere alla Roma e quella di imporsi in una competizione particolare, non una partita, ma un riconoscimento, uno dei più belli per un giocatore. «Il Pallone d'Oro è un titolo prestigioso ed è uno dei miei obiettivi».

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