IL PRESIDENTE DEL CONI PETRUCCI NON È D'ACCORDO

Il presidente del Coni, Gianni Petrucci, rivendica i meriti dello sport italiano nella lotta al doping, e di fronte alla denuncia del ministero della salute che parla di 3% di positività riscontrate evita la polemica parlando di dati Coni «analoghi» ma solo per quel che riguarda i controlli a sorpresa. I 735 test della Commissione nel 2003, per metodo, possono infatti essere raffrontati non con la totalità dei test Coni (nel 2003 circa 10.000), ma con quelli a sorpresa, ovvero circa un migliaio. Nel primo caso, il dato Coni parla di 0,6% di positività complessive registrate sulla totalità di controlli (ordinari e a sorpresa); nel secondo, ovvero per i controlli a sorpresa, il dato si triplica. E così si avvicina al tetto del 3% riscontrato dal Ministero. Per il Coni, nel 2002 su 809 campioni esaminati 14 erano risultati positivi, per una percentuale pari all'1,74%). «Non si possono fare raffronti su dati dissimili - spiega ancora Petrucci - Del resto la commissione usa gli stessi strumenti del Coni, i prelievi e i test vengono fatti dalle nostre strutture. Il Coni è sempre stato e continua ad essere in prima linea nella lotta al doping, siamo il primo paese al mondo, solo dopo gli Usa, per numero di controlli antidoping. Il livello di attenzione come comitato nazionale è altissimo e lo dimostra il fatto che abbiamo anticipato i test sul Thg, anche sui 2000 campioni giacenti», per i quali tra l'altro non è stata riscontrata alcuna positività. Si scaglia invece contro i metodi adottati dalla commissione Marco Sbernadori, il presidente della federazione triathlon: il suo sport dai dati ministeriali risulta avere il 50% di atleti dopati: 4 i test effettuati, due risultati positivi. «Vogliamo spiegazioni dalla commissione antidoping e pretendiamo delle scuse - ha detto Sbernadori -. Due casi di positività, tra l'altro non ancora definitivamente accertati, non fanno del triathlon uno sport di dopati. Fino a prova contraria gli atleti della nostra Federazione sono puliti. Annualmente facciamo controlli nel rispetto dei protocolli del Coni e del Cio ed i nostri atleti d'elite sono stati anche sottoposti ai test incrociati sangue-urina predisposti da Itu senza segnali di positività». Sono diciotto i controlli effettuati nel 2003 per il triathlon dalla federazione medico sportiva, sei quelli fatti dalla Wada (agenzia mondiale antidoping) e 3 sangue/urina tutti su atleti di vertice.