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di LUIGI SALOMONE TRA quindici giorni in Portogallo sarà un'altra battaglia ma la Lazio è stata davvero grande.

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Ci ha pensato Mihajlovic su punizione a rendere il risultato più accettabile nel finale. Corradi e Fiore avevano messo al sicuro il discorso, la rete di Simao aveva reso agrodolce la notte dei laziali. Poi la gemma finale del vecchio inossidabile Sinisa. La novità Zauri Mancini tira fuori dal cilindro l'ex atalantino schierato sulla linea di centrocampo nella posizione solitamente occupata dallo squalificato Cesar. Inzaghi finisce in panchina: niente tridente. Il grande dubbio che aveva animato la vigilia di questa sfida si chiude con la vittoria del modulo più prudente. Sull'altro fronte Camacho presenta il solito Benfica con il 4-2-3-1. L'unica punta è Sokota, dietro di lui agiscono Geovanni, il pericoloso Simao e l'estroso Zahovic. Subito Corradi Si parte e si capisce subito che ci sarà da soffrire perché l'avversario è più avanti fisicamente e fa girare bene il pallone. Nei primi dieci minuti è un monologo degli ospiti che si presentano al tiro con Simao e Petit su punizione: Peruzzi fa buona guardia. Nel forno dell'Olimpico la Lazio va subito in apnea. Soffrono i biancoceleste, grondano di sudore, le gambe rispondono poco. Per fortuna che la grinta c'è e produce la rete di Corradi. Minuto numero sedici Favalli lancia in mezzo dal fallo laterale, la coppia dinfesiva portoghese Aguiar-Argel va in bambola, spunta il centravanti laziale che spinge in rete a botta sicura: 1-0 e primo gol europeo per l'attaccante della nazionale. Dominio del Benfica La Lazio si chiude più per necessità fisiche che per scelta tattica. Mihajlovic arranca, Favalli e Albertini cercano di sopperire con l'esperienza alla mancanza di preparazione atletica, Stam giganteggia. Fa troppo caldo per aggredire un avversario che invece soffrirebbe terribilmente il pressing dei biancocelesti. Tant'è, si va avanti con il Benfica che tira almeno cinque volte in porta (non era mai successo con l'ultima Lazio manciniana), ma la mira non è quella giusta. Zahovic e Sokota mettono i brividi a Peruzzi che si fa trovare sempre pronto. Si va al riposo con un vantaggio esiguo ma prezioso. Raddoppia Fiore Mancini ripresenta gli stessi uomini che hanno giocato il primo tempo, Camacho lo imita. Ci provano i sessantamila dell'Olimpico a scuotere la squadra di Mancini dal torpore. Il pubblico suona la carica, chiama l'assalto per andare alla ricerca della seconda rete. Mihajlovic prende un calcione, resta due minuti fuori, poi rientra. La Lazio pressa e segna. Lopez inventa per Zauri, rimpallo favorevole, ancora l'argentino che sforna un assist con i fiocchi per Fiore: il centrocampista fredda Moreira e fa 2-0. Reazione ospite Il Benfica non ci sta, attacca e la gara si trasforma ben presto in un assedio degli uomini di Camacho. Entrano Roger e Andersson per l'assalto. E Simao in mischia fa secco Peruzzi (c'è anche una perfida deviazione di Oddo) con Mihajlovic colpevolemente fermo e Stam non impeccabile: 2-1 e gara riaperta. Cambia il quadro tattico: Lazio costretta ad attaccare, Benfica più accorto ma sempre pronto al contropiede. E allora Mancini inserisce Conceiçao per Albertini e Liverani per Favalli (leggero infortunio muscolare). Ci prova fino all'ultimo la Lazio e arriva la gemma di Sinisa. Avanti così.

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