Giro d'Italia La maglia rosa vince la diciannovesima tappa e aumenta il distacco

L'ha voluta e l'ha presa, alla maniera dei forti, quelli abituati a fare e disfare di sé e degli avversari a piacimento, a seconda della voglia o dell'umore del momento. «Non ci pensavo nemmeno, ad andare a vincere questa tappa; ma poi, quando è iniziata la bagarre, mi sono ricordato di quanto ho subìto l'anno scorso, quando i corridori stessi vollero escludermi dal Giro in seguito alla positività del Trentino, e ho deciso che non era il caso di regalare niente a nessuno. Ho voluto rimettermi in pari col destino», queste sono le parole di Simoni dopo l'arrivo. A fare le spese della sua novella cattiveria è stato il povero Pellizotti, che dopo un Giro di fatica per restare nelle prime posizioni della classifica, cercava un coronamento con un'affermazione parziale, ed è scattato, ai 3 km, con quest'intento; e con l'intima convinzione che la maglia rosa l'avrebbe lasciato fare, visto che era molto lontano in classifica. Quando Simoni si è portato invece su di lui, Pellizotti ha iniziato a sperare che almeno il trentino potesse essere magnanimo regalandogli la tappa. Ma ancora una volta lo spietato Gilberto non ha guardato in faccia nessuno, e ha frustrato le certezze del collega: staccandolo, non appena, all'interno di una galleria, ne ha avuto la possibilità. Da quel punto (ai 2 km) alla fine Simoni ha goduto la sua apoteosi, quello che gli antichi romani avrebbero chiamato «trionfo». Primo assoluto, davanti a tutti in montagna per l'ennesima volta, e con l'affronto di 12 mesi fa ormai vendicato. E dire che, a un certo punto (per la precisione a 4800 metri dalla vetta) era sembrata la giornata di Marco Pantani. Il Pirata aveva piazzato uno, due, tre scatti di seguito, simili a quelli «alla Pantani», ma purtroppo per lui meno netti, meno dolorosi (per gli altri) di quelli di un tempo. Infatti il romagnolo si è visto riprendere da Simoni (e da Frigo) una prima volta, poi anche da Pellizotti e Belli, infine, quando ha tentato l'ultimo allungo (su un tratto che spianava un po'), si è visto rimontare da un gruppetto di una decina di unità, comprendente anche Garzelli, Popovych, Rumsas e compagnia, tutti staccatisi poco prima e lì rientrati. Pantani, che spera sempre di andare al Tour (forse previo accordo pro tempore con la Bianchi), ha raggiunto una buona condizione; speriamo che, anche se non dovesse andare in Francia, non si fermi, ma continui a correre in vista della Vuelta, dove può essere protagonista. Garzelli, in difficoltà anche ieri, ha perso terreno, nel finale, da Popovych, che ora lo tampina a soli 2" e gli insidia seriamente il secondo posto. Nella crono di Milano l'ucraino, più adatto, potrà scavalcare il varesino. Oggi, invece, si tratterà di un affare da velocisti (i pochi rimasti: Lombardi e Svorada su tutti): da Cannobio a Cantù, 133 km che aggiungeranno poco a quanto già si è visto.