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L'emozione di Filippo Inzaghi. «Ho vissuto il giorno più bello della mia carriera» Ancelotti: «Stagione straordinaria, ora non voglio più essere definito perdente»

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Ci teneva a vincere, eccome se ci teneva. Voleva scrollarsi di dosso quell'etichetta di perdente che gli avevano affibiato alla Juve. C'è riuscito esprimendo nel teatro calcistico più bello del mondo, un football stellare. Carlo Ancelotti adesso sorride. «Adesso vi dico subito una cosa - attacca il tecnico rossonero - toglietemi immediatamente di dosso l'etichetta di perdente. Abbiamo vinto e questo è quello che conta. Abbiamo giocato un enorme primo tempo, potevamo fare anche due gol poi la ripresa si è giocata su sottili fili di equilibrio. Ai supplementari in dieci non volevo più rischiare. Il risultato è giusto, per tutto quello che ha fatto il Milan in questa partita». Cosa ha detto ai suoi? «Siete stati speciali, dal primo all'ultimo, compresi quelli che non hanno giocato, ma hanno reso possibile il raggiungimento di questo risultato. Shevchenko è stato straordinario nel primo tempo poi gli ho chiesto di giocare più largo, al servizio della squadra e si è sacrificato tantissimo». Ha mai avuto paura di perdere? «Un attimo quando siamo rimasti in dieci, per questo mi sgolavo cercando di rincuorare la squadra». Cosa significa aver trionfato in Europa? «All'inizio dela stagione potevamo solo immaginare un epilogo del genere. Era un sogno, ma che si è materializzato col passare delle giornate. Dopo le vittorie a Monaco e La Coruna ho cominciato a credere che potevamo arrivare fino in fondo. Ci siamo riusciti e poi, la notte magica di stasera». Un altro ex avvelenato in trionfo. È Pippo Inzaghi. Gioia ma anche un pizico di rimpianto. «Mi dispiace solo non aver segnato. Ci tenevo, ma Buffon è stato bravissimo a respingere quel colpo di testa. Complimenti alla Juve, ci ha reso la vita difficile, ma questa Coppa, per volume di gioco e occasioni create, l'abbiamo strameritata. Rivincite? Penso solo al Milan che è campione d'Europa». Gli occhi lucidi sono quelli di Paolo Maldini, il capitano. «Una grande giornata per il Milan, e ho tanta voglia ndi andare a festeggiare, abbracciare mia moglie, mio figlio, mio padre. Dico solo una cosa. Alzare la Coppa da capitano è un'esplosione di gioa unica». Un altro vecchietto alla ribalta. Alessandro Costacurta si guarda intorno, incredulo. «E pensare che dieci mesi fa ero da pensione e adesso sono qui a festeggiare la coppa dei Campioni. La più bella rimane quella vinta a Barcellona davanti a 90.000 milanisti, ma questa, ottenuta in vecchiaia, ha un sapore ancor più particolare». E Pirlo trova la chiave di lettura d'un trionfo eccezionale. «La svolta è arrivata dopo la vittoria in semifinale contro l'Inter. Sapevamo che in palio c'era una stagione intera. Ora sabato vogliamo festeggiare a San Siro un doppio trionfo, vincendo anche la finale di ritorno di Coppa Italia». Gattuso non si trattiene. «Vengo da un paesino di 12.000 abitanti ed era già un sogno venire qui a giocarsi la Coppa. Vincerla è un altro sogno che s'avvera. In momenti come questi non conta nulla, non contano i soldi che guadagni, conta soltanto questa indescrivibile gioia per questa Coppa che dedico al mio paese». Fuori la festa continua e sarà così fino a notte fonda, magari fino all'alba qando gli ultimi charter lasceranno Manchester. Con nelle valigie il più bello dei regali da portare a casa.

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