DELLA VALLE SI È AGGIUDICATO L'ASTA CON UN'OFFERTA DI 2,5 MILIONI

Il nuovo capitolo è stato salutato da una folla di giornalisti e dai principali capi della tifoseria viola che non si sono voluti perdere il momento. E che, in silenzio, hanno ascoltato nel corridoio al secondo piano del palazzo di giustizia di Piazza San Firenze - dove si è snodata in questi mesi tutta l'odissea fallimentare della società - le parole del presidente del tribunale, Antonio Maci, che esprimeva soddisfazione per come si era conclusa la procedura dell'asta e per «la significativa coincidenza di interessi fra la società e i tifosi». Tifosi convinti che il marchio e i colori della Fiorentina - e quindi la sua storia - sarebbero passati a Della Valle, accettato subito dalla città come l'uomo della rinascita viola, e ansiosi solo di sapere se già da lunedì la Florentia potrà indossare la maglia viola e chiamarsi Fiorentina per la partita amichevole di beneficenza, tutta di casa, con gli ex della squadra viola che nel 1996 conquistarono la Coppa Italia. Nessun problema. Anche se le procedure di trasferimento della proprietà del marchio alla Firenze viola srl - la società che Della Valle ha costituito proprio per la gestione del marchio e che se lo è aggiudicata - non saranno compiutamente concluse, il marchio potrà essere utilizzato subito. Fuori dall'asta sono rimasti i 270 trofei che i viola hanno conquistato in 77 anni di storia. Il ragioniere Andrea Spignoli, curatore fallimentare, ha raccontato perché, d'accordo col giudice D'Amora, è stato deciso di tenerli separati. «Certo, i trofei, come il marchio, sono elementi centrali della storia della Fiorentina, ma non potevamo sapere come sarebbe andata l'asta - ha spiegato -. E se il marchio se lo fosse aggiudicato una società non sportiva?». Quanto a Vittorio Cecchi Gori, anche l' ultimo suo tentativo di bloccare l' asta con il ricorso presentato martedì dalla Regal, la società che detiene le azioni della Fiorentina, non ha avuto esito. La richiesta di differiment è stata respinta dal giudice D'Amora per vizi di legittimità.