LA gagliarda Roma di San Siro, anziché lenire, ha aumentato il rammarico per quello che poteva essere e, invece, non è stato.

A questo punto, però, sarebbe il più inutile degli esercizi analizzare per l'ennesima colta le cause che hanno rovinato la stagione, da una poco adeguata campagna acquisti agli arbitri, dagli infortuni alle amnesie dei giocatori e di Capello. È preferibile, quindi, lasciarsi il recente passato alle spalle e guardare al futuro. Questa Roma, sempre guidata dall'attuale tecnico, con alcuni innesti mirati, ha tutte le carte in regola per tornare competitiva. Ma onde evitare scivoloni, da qui alla fine del campionato, periodo decisivo per avviare le operazioni di mercato, è indispensabile che Capello e, soprattutto Sensi, non cadano nel tranello delle provocazioni, avviate da tempo per incrinare il rapporto fra il presidente ed il suo allenatore. Sensi, uomo passionale e appassionato, che dedica tutto se stesso alla Roma, ha il difetto ri rispondere impulsivamente a chiunque gli rivolga qualsivoglia domanda. Con il risultato di vedere amplificato e drammatizzare le sue risposte sui giornali. Un maggiore distacco dalle vicende quotidiane metterebbe fine allo squallido gioco di chi pesca nel torbido con intenti distruttivi o per miseri interessi personali. Lazio da salvare I dirigenti della Lazio, in particolare Luca Baraldi, stanno svolgendo come meglio non potrebbero l'improbo compito di garantire la sopravvivenza della società. La loro serietà d'intenti è stata compresa persino dai giocatori, che, non solo si battono sul campo per conseguire il piazzamento per accedere alla renumerativa Champions League, ma anche hanno accettato idee innovative, come diventare azionisti del club, in modo da alleviare il peso del monte ingaggi. In prospettiva, il problema è, però, che non si vede all'orizzonte un proprietario che subentri alle Banche. Anche gli ultimi nomi sbandierati, Colaninno e Merloni, sono solo frutto di fantasie. Con il tempo che stringe, urge trovare una soluzione, ma quale? Ultras in piazza La discutibile manifestazione contro il recente decreto antiviolenza negli stadi, che si è svolta venerdì scorso a Roma, ha visto sfilare ben 6.000 esponenti del popolo delle curve, in rappresentanza delle tifoserie organizzate di mezza Italia. Si tratta di giovani dagli ideali un po' confusi, che, ingenuamente, offrono una copertura ai teppisti di professione. Ma sono pure i portabandiera dei valori antichi del calcio e prova ne è la loro avversione alla pay-tv, individuata come corruttrice del caro pallone domenicale del tempo che fu. Dirigenti avveduti (ma dove sono?) dovrebbero cercare di incanalare positivamente le pulsioni di un movimento da seguire con maggiore attenzione.