L'obiettivo sarà quello di tutelare i vivai di tutte le federazioni, non solo del calcio Spetterà ora al Coni il compito di fissare la «ripartizione» tra le varie discipline

Modificando squadre e formazioni calcistiche, quelle del basket, del volley così come della pallanuoto, rugby e ciclismo. Tutti con qualche straniero in meno per dare spazio e opportunità alla genialità del talento...made in Italy. Entro il 2006 si chiede la graduale riduzione fino al 45% del ricorso e del tesseramento degli atleti extracomunitari, ovvero si verificherà il quasi dimezzamento degli sportivi fuori dalla comunità europea. È questo l'obiettivo che rientra nel disegno di legge presentato ieri dal Consiglio dei Ministri e illustrato dal Ministro per i beni culturali, Giuliano Urbani e dal sottosgretario con delega dello sport, Mario Pescante. Il decreto è teso a tutelare i vivai e le rappresentative nazionali dei singoli sport. Ma anche a scatenare inevitabilmente accese polemiche (si prevede un iter legislativo assai complesso), anche in sede Coni, sul criterio di «snellimento». Si parla di riduzione del 45% degli atleti in toto - 10% il primo anno, 15% il secondo, 20% il terzo - e spetterà al Comitato olimpico nazionale entro 45 giorni dall'emanazione del ddl, sentite le esigenze delle varie federazioni fissare con criterio e logica la «ripartizione» trasmettendola al Ministero stesso per l'approvazione. Con questo passaggio non verrebbe dunque intaccata l'autonomia del Coni, in realtà se l'ente - che ratificò mesi fa il tetto sugli extracomunitari a 1850 per la prossima stagione - dovesse perdere tempo nella divisione e dunque nell'adottare le delibere nei tempi stabiliti, ci penserà il Ministero stesso con la nomina di un commissario straordinario a fare i «conti». Ma il problema, al di là delle competenze, è «come» le singole discipline olimpiche (e non) ridurranno la presenza di extracomunitari e se si troverà un accordo che accontenti in egual misura le federazioni. Pescante ha molto insistito sul fatto che questo provvedimento non pensa solo al calcio ma soprattutto a discipline come rugby, basket e pallavolo «tenendo conto che molti giovani italiani vengono già scavalcati dagli atleti comunitari per i quali evidentemente non si può far nulla». Sembra assai difficile però che il calcio, in piena crisi economica e di bilanci tanto da dover ricorrere ai debiti spalmabili, possa rinunciare di fatto ad una buona fetta consistente di extracomunitari. Il Consiglio dei Ministri ha anche autorizzato la spesa di 1.010.000 euro da versare all'Agenzia mondiale antidoping (wada) come quota associativa dell'Italia per il 2002 ed il 2003 e di 505.000 a decorrere dal 2004. Un «atto dovuto», pena il divieto, secondo il codice antidoping, di ospitare campionati del mondo o proporre candidature.