l’omaggio

“Nun ve trattengo” al cinema: il docu-film su Califano in sala 8-9-10 settembre

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Carmen Guadalaxara

È stato definito in molti modi a causa del suo sfrenato stile di vita e del suo modo di fare musica, ma probabilmente l’aggettivo che gli si addice di più è semplicemente “unico”. Franco Califano era un uomo scomodo agli occhi altrui, a tratti scandaloso, ma nessuno era in grado di raccontare l’amore come sapeva fare lui. Era il 30 marzo 2013 quando il "Califfo" si spegneva nella sua villa di Acilia, a 74 anni. Un arresto cardiaco chiudeva una vita consumata al massimo tra arte, la passione per il genere femminile, Roma e diversi problemi legali per questioni di droga, da cui fu sempre assolto. All'Italia lasciava in eredità alcuni dei testi musicali più famosi di sempre: "Minuetto", "Tutto il resto è noia", "Un'estate fa". A celebralo è il grande schermo con “Nun ve Trattengo” un viaggio nella memoria e nella sua musica dall’8 al 10 settembre, il docufilm firmato da Francesca Romana Massaro e Francesco Antonio Mondini. Un'operazione originale, ambientata in una notte romana come tante. Tutto inizia negli studi di Radio Radicale, dove uno speaker rende omaggio a Califano; nel frattempo l’attore, Lele Vannoli, a bordo di un'auto d'epoca, si sintonizza su quelle frequenze e attraversa Roma. E mentre è per strada dalla radio arrivano varie testimonianze, da Claudia Gerini, Mita Medici, Francesco Rutelli, Franco 126, Noyz Narcos fino a Maurizio Mattioli, che ne rievocano ricordi e aneddoti. Un bellissimo viaggio nella vita di un cantautore poetico, provocatorio in grado di saper giocare con la musica.  Il nuovo docu-film sul Califfo arriva in sala per un evento speciale: solo tre giorni di proiezione. Ne abbiamo parlato con i produttori Jacopo Pica e Maurizio Antonini, che ci hanno raccontato la nascita di un progetto tanto innovativo quanto unico. “Il documentario parla a una generazione che si riconosce in nuovi linguaggi musicali e visivi – spiega Pica. Califano è, a nostro parere, un personaggio transgenerazionale. Abbiamo accettato con entusiasmo la sfida di raccontarlo nel documentario. È stato poeta, cantautore, playboy, personaggio scomodo e spirito ribelle e per questo oggi lo vediamo iconico. La sua storia può commuovere i nostalgici e, al tempo stesso, appassionare le nuove generazioni. La sua eredità artistica è senza tempo e continua a ispirare molti artisti contemporanei, che lo prendono come punto di riferimento per un approccio critico alla vita e al mondo”. Era nato a Tripoli il Califfo, per caso, perché quel 14 settembre del 1938 la madre partorì praticamente in aereo, mentre volavano sui cieli di Libia, e dovettero atterrare forzatamente. Ma lui è cresciuto a Pagani, piccolo centro del Salernitano, Non brilla negli studi, frequenta un corso serale e si diploma ragioniere. Così, deciso a dare un senso alla sua natura di uomo contro, parte per Roma dove si impone nel mondo dei fotoromanzi. Ma il Califano interprete esplode negli anni '70, diventando il cantore di una Roma notturna, sensuale e senza ipocrisie. La sua voce graffiata, il modo di recitare quasi più che cantare, i testi che sembravano confessioni sussurrate dopo un bicchiere di troppo, creano un’identità inconfondibile. “Non potendo attingere ai materiali – aggiunge Antonini - delle principali TV nazionali, abbiamo seguito questa strada. Il risultato ci ha premiato: sono molto contento di aver trovato lungo il percorso persone che hanno creduto nel progetto e lo hanno sostenuto – da Europictures per la distribuzione in sala (oggi tutt’altro che scontata) a Jacopo Pica di Illmatic, che appartiene a un’altra generazione rispetto alla mia e ha portato uno sguardofresco sull’influenza di Califano su artisti contemporanei. Da Zampaglione, suo coautore di splendide canzoni, a Ketama, Franco126 e Noyz Narcos, grandi fan del Maestro: il film emoziona e non tradisce i suoi estimatori, che vi troveranno un ritratto diverso e le sue canzoni più belle”.

Carmen Guadalaxara