verissimo

Gerry Scotti a Verissimo racconta il dramma del Covid: "Ho messo il casco ma quei medici..."

Giada Oricchio

Gerry Scotti, ospite della puntata di “Verissimo” di sabato 5 dicembre, racconta la terribile esperienza con il Covid-19: “La cosa che più mi ha stupito è la giovane età dei medici che assistono i malati di Coronavirus”. E ringrazia Maria De Filippi: "Come una sorella".

Smagrito, provato, ma sorridente. Gerry Scotti, uno dei conduttori più amati dal pubblico, apre il cassetto del ricordo del Coronavirus che poco più di un mese fa lo ha piegato fin quasi alla Terapia Intensiva. “Sono rimasto attonito dai messaggi di affetto delle persone del mondo dello spettacolo, anche di quelle che non conosco. Ora riesco a parlarne con serenità. Ti sei preoccupata? Di più io – ha dichiarato a Silvia Toffanin -. So esattamente cosa mi è accaduto. Il 26 ottobre durante un controllo per lavoro, sono risultato positivo. Pensavo di cavarmela a casa come tanti amici e conoscenti. Invece il mio status di malessere è andato avanti non per due o tre giorni, ma per una settimana per cui sono andato a farmi controllare in ospedale e mi hanno detto: è meglio che si fermi qui. Ero in una struttura dell’Humanitas dedicata al Covid e l’atmosfera è quella che puoi ben capire. Il più sano ero io, altri caschi, intubazioni, macchine per la respirazione. Lì o le forze ti abbandonano del tutto e resti inerme o cerchi di reagire. E il saper reagire, come in altre malattie, è una componente della guarigione”. Il conduttore 64enne di “Caduta Libera” è lucido nell’esposizione: “Io li chiamo ragazzi perché erano tutti giovani, gli infermieri e il personale dell’ospedale andava dai 20 ai 30. Mi dicevo: ci sarà qualche professore o qualche dottore un po’ anziano. Al massimo arrivavano ai 40. Però è stato bello farsi curare e rincuorare da gente così giovane e così in gamba”.

  

Silvia Toffanin domanda se corrisponda al vero che ha dovuto portare il casco e Scotti conferma: “Sì, quella è stata l’esperienza più straniante. All’inizio hai l’ossigeno, uno pensa di prenderlo con la mascherina o con le cannule invece lo strumento pensato per questa patologia è l’uso del casco che non solo ti manda la giusta quantità di ossigeno, ma con una forma di pressione e depressione invita i tuoi polmoni a tornare a respirare da soli. E’ una specie di tortura psicologica, se soffri di claustrofobia impazzisci”. Il ricordo va ai primi giorni: “Sono stati i più duri, non ero nemmeno preparato, mi sono dovuto far mandare tutto. Non mi hanno tenuto nella stanzetta normale, mi hanno mandato nell’anticamera della Terapia Intensiva. Hai una quantità di fili per cui sei sempre sotto controllo però dopo 36 ore mi hanno rimandato nella mia stanzetta e sono tornato a una forma di normalità”.

Gerry Scotti sottolinea anche un altro aspetto comune ai racconti di chi è stato contagiato: il post Covid è lungo: “Dopo è lunga, prima di ritrovare le forze, tornare a camminare, respirare normalmente è lunga, lunga anche da guarito. Carlo Conti, Iva e io eravamo ricoverati nello stesso periodo e ci mandavamo i messaggi sulla terapia. Se si prega? Se credi è un buon momento per pregare. Quando ti rendi conto che le tue condizioni sono preoccupanti, ma non critiche, ti viene più di pregare per gli altri che per te stesso. Il ritorno a casa è stato straniante, avevano tutti gli occhi lucidi, anche il cane. Ti viene di abbracciarli, ma ti devi fermare. Sono passato dal chiuso della stanza d’ospedale al chiuso della stanza di casa. Sono stato dimesso guarito, ma ancora positivo perché serviva la stanza in ospedale!”.

Silvia Toffanin omaggia il giudice di “Tu Si Que Vales” con un toccante videomessaggio di Carlo Conti e Scotti spende parole bellissime: “Con la malattia ho capito che tante cose belle di Carlo Conti sono vere, sono felice di avere un amico in più”. La chiosa è per Maria De Filippi: "Poche parole al momento giusto. mi è stata molto vicina in quei giorni d'ospedale, è stata come una sorella. mi mandava il messaggio giusto al momento giusto, la ringrazio".