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La trovata della sinistra: Qr code "antifascista" sui monumenti del regime

Martina Zanchi

Dieci anni esatti dopo l’uscita di Laura Boldrini, allora presidente della Camera, che propose di cancellare la scritta «Dux» dall’obelisco del Foro Italico a Roma, ora è l’Assemblea capitolina a trazione Pd-Avs-Sinistra civica ecologista a entrare a gamba tesa nella storia della Capitale con una mozione approvata ieri in Aula Giulio Cesare. L’idea è quella di «risignificare» (questo il termine usato nell’atto), con nuove didascalie collegate a Qr Code, quei «luoghi e monumenti che portano i segni del regime». Un giro di parole che nella sostanza si traduce in un concetto semplice: davanti ai marmi dell’Eur o al Colosseo Quadrato, pensati all’epoca per celebrare la grandezza del regime (proprio questo è il loro significato storico e culturale), un turista o uno studente in cerca di informazioni troverà invece descrizioni che mettono l’accento sui «valori violenti, discriminatori, razzisti e autoritari veicolati» dai monumenti.

Vietato limitarsi ad ammirarli per quello che sono, insomma, ora la sinistra romana vuole insegnarci cosa pensare. E a poco servono le rassicurazioni dei consiglieri di Sce, primi firmatari dell’atto («Non si tratta assolutamente di andare con pala e piccone a tirar giù monumenti, sarebbe un’operazione anti-storica», hanno detto, e meno male) perché il secondo punto è ancora più sibillino. «L’Assemblea capitolina impegna il sindaco e gli assessori competenti - si legge - ad affidare ad artisti e artiste contemporanee, tramite concorsi di idee internazionali, progettualità innovative di risemantizzazione e decostruzione del messaggio di propaganda fascista che prevedano la partecipazione delle persone, delle comunità, della scuola».

  

Qualcosa di simile si ricorda a Roma, nei tempi recenti, solo durante l’amministrazione 5Stelle, quando al Campidoglio venne in mente di ritoccare la toponomastica cambiando i nomi di alcune strade intitolate a intellettuali fascisti. Iniziativa che si rivelò un flop. E chissà se avrà un destino diverso quella approvata ieri, sotto la statua di Giulio Cesare. Che tante, del resto, ne ha viste e sopportate.