viaggio da largo ricci a via cavour

Torre dei Conti, cresce tra gli esercenti la paura di un'altra ordinanza

Valentina Bertoli

Controllare le app del meteo, per gli esercenti di largo Corrado Ricci, è diventata un’ossessione. Dopo il doppio crollo subito dalla Torre dei Conti e la zona rossa scattata a seguito dell’ordinanza firmata dal sindaco Roberto Gualtieri, chi è rimasto aperto teme che il monumento "ferito" riprenda a sbriciolarsi sotto il peso della prima pioggia e che il Campidoglio, per questioni di sicurezza, possa ampliare l’area di rispetto, imponendo lo stop ad altre attività. A subire i danni più ingenti, al momento, sono stati i due ristoranti più vicini alle macerie: "Massenzio ai Fori" e "Osteria Maracuja". Entrambi dovranno tenere le saracinesche abbassate «fino a cessate esigenze». A tremare, però, sono anche i locali ai quali si accede dall’altro lato di largo Ricci. Seppur ancora fuori dalle transenne e liberi di accogliere i clienti, proprietari e dipendenti non escludono infatti che il Campidoglio possa presto dare loro la brutta notizia e cercano di scacciare il pensiero che il loro destino sia appeso a un filo.

 

  

Il cedimento del monumento medievale è stato un duro colpo per tutti. In poche ore l’area interessata, solitamente a forte flusso pedonale, è stata "ingabbiata", blindata e presidiata dalle forze dell’ordine. Questo ha ridotto drasticamente il tratto percorribile e indotto i pedoni a tenersi alla larga. Inevitabile è stata la ricaduta sugli incassi, che sono diminuiti drasticamente. «Ho visto che nel fine settimana è prevista pioggia. Abbiamo paura che la struttura della Torre, con la prima bomba d’acqua, possa appesantirsi e cedere completamente. Basta guardarsi intorno per rendersi conto che c’è molta meno gente», dice Emanuele, un cameriere di "Imperiale", il ristorante che ha i tavolini proprio di fronte allo squarcio laterale della Torre. «Già oggi hanno chiamato tre ragazzi in meno», aggiunge indicando il collega che cerca di invogliare qualche cliente a sedersi.

 

 

Più sintetico ma non meno preoccupato è Antonio, un dipendente della gelateria "Sweet Mamma". Nel locale, che nei periodi migliori viene preso d’assalto da coppie e famiglie, non c’è nessuno. «Spero che il calo dei turisti dipenda dalla bassa stagione e non dal crollo», commenta a bassa voce, come a giustificarsi. In caso di maltempo, ammette, «sarebbe bene mettere in sicurezza l’area, ma è chiaro che sarebbe un grosso guaio». Quello di Mariella, receptionist dell’ "Hotel Romano", è un sorriso amaro. «Da quando hanno transennatola piazza, le difficoltà sono aumentate. I taxi devono fermarsi lontano. Può diventare un problema per chi arriva con i bagagli», sottolinea. Alla domanda sulla possibilità che con la pioggia i disagi possano aumentare, risponde con sincerità: «Ci ho pensato anch’io. Adesso c’è il sole e tutto sembra tranquillo. Con i primi temporali, però, chi lo sa...». Il rischio è che «i portali delle prenotazioni inizino a segnalare che ci sono delle modifiche alla circolazione e che i turisti scelgano di soggiornare altrove».
Timori che condividono anche gli esercenti dell’ultimo tratto di via Cavour, quello, per l’appunto, a ridosso di largo Ricci. Victor, della gelateria "Flor", alza le spalle e scandisce poche parole: «Dicono che potrebbe piovere. Sarebbe un guaio». Anche Azzurra, barista di "Vapore e caffè", non è convinta che le cose possano migliorare in breve tempo. «Avevamo appena ripreso a lavorare con ritmi più sostenuti», sussurra. Lorenzo, il gestore del pub "Shamrock" in via del Colosseo, più che parlare indica i tavoli: «Sono vuoti».
L’unica voce fuori dal coro è quella di Loredana, dipendente dello storico ristorante "Angelino ai Fori". «Il primo giorno è stato drammatico, ma va già meglio. Sembra chela gente abbia dimenticato», afferma. Forse perché il locale è il primo che si incontra da via dei Fori Imperiali, dove le guide puntano dritte al Colosseo e sperano che i turisti siano obbedienti abbastanza da non fare domande sul fianco collassato della Torre. Qualche passo più avanti, però, l’atmosfera cambia. Di fronte alle macerie ci sono pochi curiosi, che alzano lo sguardo e scattano foto con la consapevolezza che il futuro del monumento resta un’incognita.