dopo 150 anni

I nasoni di Roma diventano supertecnologici: ora si fiutano con l'app di Acea

Giustina Ottaviani

Gli ultimi tre sono stati installati ieri da Acea lungo la via Sacra, nel tratto che conduce al Colosseo. I primi vennero invece sistemati dal sindaco Luigi Pianciani nel 1874. I «nasoni», le fontanelle di Roma, compiono 150 anni. Da un secolo e mezzo dissentano i passanti. Acqua gratuita per romani e turisti che, subito dopo l’Unità d’Italia, sgorgava da tre bocchette con la testa di drago. Come testimoniano i nasoni, ancora oggi in funzione, a due passi dal Pantheon e in via delle Cannelle, che proprio da tali «bocchette» prende il nome. Con il passare del tempo la «cannella» divenne una sola ma il successo dell’iniziativa fu garantito. «Ora sono 2.800 le fontanelle cilindriche in ghisa», spiega l’assessore comunale ai Lavori pubblici Ornella Segnalini, intervenuta all’inagurazione dei nuovi nasoni hi-tech insieme alla presidente del primo municipio Lorenza Bonaccorsi, al direttore del Parco archeologico del Colosseo Alfonsina Russo e alla presidente del Gruppo Acea Barbara Marinali.

 

  

 

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Le fontanelle lungo la via Sacra sono state geolocalizzate da un’applicazione per telefoni cellulari, Acea Waidy Wow. Un sistema che permette di individuare il punto idrico più vicino in cui potersi dissetare. «Il progetto rappresenta l’evoluzione delle vecchie fontanelle», sottolinea Acea, che ha mappato l’intera rete della Capitale e 150mila punti idrici in tutta Italia. I nasoni, oltre a rappresentare il profondo legame tra la città e l’acqua, sono diventati tra i simboli più popolari della Città Eterna e sono entrati nella storia del cinema, ripresi in molte pellicole. Tra queste «Ladri di Biciclette» di Vittorio De Sica e «C’eravamo tanto amati» di Ettore Scola. In «Campo de’ Fiori» di Mario Bonnard il nasone era il protagonista. La fruttivendola Elide, interpretata da Anna Magnani, litiga e si riconcilia con il pescivendolo Peppino, alias Aldo Fabrizi, davanti alla caratterista fontanella romana. Era il 1943, due anni prima che la rodata coppia si ritrovasse nel capolavoro del neorealismo «Roma città aperta». In «Accattone» Pier Paolo Pasolini trasforma il nasone dove in borgata si fa la fila per l’acqua nel simbolo di chi vive ai margini della società Mentre nel 1986 Carlo Verdone in «Troppo forte» si rinfresca alla fontanella dopo una corsa in motocicletta. «I tre nasoni inaugurati - dichiara Barbara Marinali, presidente del Gruppo Acea sono quindi un simbolo di identità e tradizione per la nostra città ma anche un’importante testimonianza del legame con l’acqua e dell’impegno profuso da Acea sia nella tutela delle risorse idriche che nella promozione della sostenibilità, fattori chiave per migliorare la qualità della vita». «L’installazione dei nasoni interviene l’assessore Segnalini - è importante anche per altri motivi. Prima di tutto perché contribuiscono ad alimentare e a pulire le fognature». «Finalmente i turisti avranno la possibilità di accedere liberamente ad ulteriori fonti di acqua pubblica, molto importante soprattutto nei mesi più caldi - aggiunge Alfonsina Russo, direttore del Parco archeologico del Colosseo - L’installazione dei nasoni consente di ridurre sensibilmente anche il consumo di bottiglie in plastica e completa una iniziativa intrapresa dal Parco nel 2019, aggiungendosi alle dieci fontanelle di acqua potabile già presenti tra Foro Romano e Palatino».