nelle tasche dei romani

Caro Roberto Gualtieri, gli evasori di Roma se li cerchi li trovi: ecco chi sono

Damiana Verucci

C'è un mondo sommerso romano che poi tanto sommerso non è. O meglio, sono attività produttive, ma non solo, che sfuggono volontariamente al fisco, ma che poi non sembra così difficili da scovare; a volte basterebbe incrociare qualche dato e soprattutto magari digitalizzare i sistemi che ancora in troppi casi vanno avanti a timbrie marche da bollo. Il discorso di incrociare, ad esempio, lo ha fatto già da tempo Federalberghi Roma, che i dati sull'evasione per quanto riguarda le migliaia di strutture ricettive in nero presenti nella Capitale, li ha forniti anche al Campidoglio. Si riferiscono al periodo pre covid quando c'era ancora un certo numero di turisti che in questi ultimi due anni sono letteralmente svaniti, ma quelle strutture oggi «fantasma» aspettano, per la maggior parte, il gran ritorno del turismo, che prima o poi ci sarà. Eveniamo allora ai dati. Fedralberghi Roma aveva calcolato che su 33mila inserzionisti di b&b, case vacanze, affittacamere e simili ci fossero ben 20mila irregolari dei quali aveva considerato una solo stanza ciascuno. La tassa di soggiorno venute a mancare per le casse del Campidoglio a causa proprio dell'irregolarità di queste strutture era stata quantificata in 43 milioni e 800mila euro. Un bel gruzzoletto.

 

  

 

C'è poi da considerare una certa parte di strutture regolari che lo stesso non versano questa tassa ma che sono addirittura molto più facili da scovare, vista la loro «trasparenza». «Il problema sono i controlli - dice il presidente di Federalberghi Roma, Giuseppe Roscioli che il Comune non esercita proprio mentre le forze dell'ordine sì, ma sono insufficienti a disincentivare il fenomeno così come lo sono le sanzioni che vengono elevate, di circaun migliaio di euro, quanto la cifra che i titolari di queste strutture guadagnano in una sola settimana». Se si parla di evasione viene poi molto spesso in mente quella della Tari, una delle tasse più odiate dai romani visto anche il livello di degrado in cui versa Roma. Difficile scovare gli evasori? Non sembra e il Campidoglio sa bene chi sono. Si tratta per lo più di utenze domestiche e la percentuale di morosità è pari al 15 per cento, mail problema sembra piuttosto essere in quelle che l'Ama qualche anno fa ha definito «utenze fantasma», ovvero famiglie, ditte e locali commerciali che non risultano nei database dell'azienda e che sarebbero circa 400mila. Pensare di puntare su questi evasori fiscali come prima mossa per recuperare i soldi che si devono al Comune, sembra piuttosto ovvio. Anche perché non si tratta di pochi soldi, circa un miliardo di mancati introiti negli ultimi sei anni. Ovvero, in base agli ultimi dati disponibili, non sarebbe stato incassato più di un quarto della tariffa complessiva a carico degli utenti privati.

 

 

E c'è un altro interessante capitolo, quando si parladievasione e riguarda l'occupazione di suolo pubblico degli esercizi di somministrazione. Tassa che, per via del Covid, non è stata più versata all'Amministrazione comunale ma che comunque rappresenta in generale una bella entrata sicura, o almeno tale dovrebbe essere. Perché invece, secondo alcune cifre di Fiepet Confesercenti Roma, la mancanza di controlli, di adeguate sanzioni per chi evade e un sistema molto poco digitalizzato, fa sì che migliaia di esercenti non la paghino proprio. Eppure non si tratta di una cifra per loro così proibitiva, la tariffa unica annuale è pari a 285 euro al mq. che per un esercizio medio di somministrazione fa circa novemila euro l'anno. Se lo moltiplichiamo per il numero di domande (fatte non in regime di emergenza), fanno dai 45 ai 50 milioni di introiti per il Campidoglio di cui, però, 10-15 milioni non vengono percepiti perché non versati. «Se solo si monitorassero le volture - chiosa Claudio Pica, presidente Fiepet Confesercenti - molti di questi soldi verrebbero recuperati in un attimo».