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Pronto soccorso da incubo. Al San Camillo si rischia il contagio

Antonio Sbraga
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Un pronto soccorso da incubo: ambiente «sporco, inadeguato e sovraffollato», con barelle «a meno di un metro di distanza fra loro», promiscuità («senza nessun tipo di indicazione per separare i percorsi sporco e infetto con quello pulito e non infetto») e insufficienti «sistemi d’erogazione d’ossigeno a muro» (con il ricorso obbligato alla «movimentazione di un numero ingente di bombole»). Così viene descritta l’area d’emergenza-urgenza dagli stessi operatori del San Camillo-Forlanini che, dopo un sopralluogo effettuato dalla delegazione dei rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza (Rls), hanno stilato questo rapporto sul pronto soccorso visto da molto vicino. Frutto della «raccolta delle segnalazioni da parte dei lavoratori» dell’azienda ospedaliera e inviato a tutti i direttori dei reparti. Ai quali la delegazione Rls ha fatto «presente la necessità di avere un riscontro entro 48 ore per verificare congiuntamente la coerenza della situazione descritta».

Una sorta di verifica in contraddittorio da fare con i vertici dell’azienda rispetto alle condizioni di «tutta la parte dell’area emergenza, strapiena di pazienti». Dove la delegazione Rls ha verificato «le criticità più volte segnalate dal personale stesso nella gestione dei pazienti Covid». Evidenziando nel rapporto tre criticità nella camera calda: «L’entrata del pronto soccorso ha le saracinesche perennemente liberi, la seconda porta è rotta e semi aperta e l’unico ingresso aperto viene utilizzato da un’infermiera per effettuare il pre-triage sulla porta, senza filtri e nessun tipo di controllo». Altre tre criticità nella sala parenti, «adibita a sala attesa pazienti Covid», le cui barelle «sono posizionate a meno di un metro di distanza tra loro in un ambiente sporco». Diviso, peraltro, «da un pannello che copre la visuale: la porta di accesso esterna è chiusa». Altri cinque appunti mossi alla Sala Emergenza 1: «Tutti gli spazi a destra sono occupati da pazienti Covid positivi, in barella, in spazi ristretti». La sala, infatti, è «virtualmente divisa in 2 parti: una parte per i malati Covid positivi e una per quelli no-Covid. Tra le 2 parti non ci sono barriere fisiche». E, a fronte «di 9 box segnalati nella sala, si segnala la presenza di oltre 15 pazienti all’interno». Dove sono «innumerevoli le bombole d’ossigeno, vicinissime a barelle ed altri pazienti per la mancanza di sufficienti sistemi d’erogazione d’ossigeno a muro». Al punto che il personale «è costretto a sostituire in continuazione le bombole d’ossigeno, con rischi continui derivati dalla movimentazione di un numero ingente di bombole». Nelle altre due Sale Emergenza, invece, «mancano una stanza vestizione e svestizione del personale operante». E, inoltre, «non c’è una cabina di decontaminazione prima della svestizione».

Anche nell’area open space dei Codici verdi, a fronte di «15 postazioni attualmente sono presenti 20 pazienti: alcuni stazionano con la barella nel corridoio tra l’open space e l’area ex sterilizzazione». La delegazione Rls riferisce «la percezione di un senso di abbandono» e sottolinea che «mentre tutta la parte dell’area emergenza è strapiena di pazienti, la nuova area (ex sterilizzazione) con capienza stimata per 25 box è ancora chiusa». Ma l’assessore regionale alla Sanità, Alessio D’Amato, ieri ha annunciato: «Venerdì aprirà la nuova area di pronto soccorso del San Camillo».
 

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